29 agosto 2006

Poesie / Non usare il grigio

E l'aria
che non muove parole
sporca di sè e di nuvole
il mio cielo.

Non usare il grigio
per favore

Dipingimi la gioia
di risa spensierate e azzurre
ombre discrete che
non fanno lacrime

Non usare il grigio
per dare contorni netti
al nostro amore

Scegli colori tanti
da evitare
che con la notte possano sparire
questi giorni.

Io ti darò sorrisi
restando ad aspettar
finchè non torni..

25 agosto 2006

Poesie / E tutti tacciano

E’ un viaggio di tulipani
che parlano un linguaggio di colori
coi loro turbanti variopinti,
dipinti, anime innocenti
quanti hanno già ceduto il passo,
spesso
nell’atto di umiliarsi a testa bassa
ora volano, viaggiano in incognito,
parlano in silenzio
E tutti tacciono.
E’ un volo di gabbiano, molle,
come il risveglio delle donne,
quando siedono sul letto
e pensano che è stato tutto detto
tutto già fatto,
inutile, impossibile, vago, indefinibile
vanno e non si fermano
parlano coi tulipani spenti
che non viaggiano più.
Il mare s’è fermato, il vento cala
la vela il viaggiatore spegne, stanco
ed un gabbiano s’è posato sulla riva
prima
che il mare s’assopisse, un’onda
ha scosso l’orizzonte per morire
sulla sponda della barca
e il viaggiatore è stanco e non si sposta
rimane
come un sogno illogico
questa storia strana
di tulipani in rima sparsa
e voli di gabbiani in coro
loro, che non si stancano
ma viaggiano e si spargono nel cielo
lasciando dietro sé il sereno,
un sogno di bambino, dolce e puro,
un aquilone col suo lento giro,
un faro che chiacchiera in silenzio
e tutti tacciono…

09 agosto 2006

Racconti a due mani/Il mistero del lago

Accidenti...il ponte è crollato! E ora che faccio? Proprio oggi dovevo mettermi nel bosco a cercar funghi, tanto non li conosco neppure! Lassù vedo qualcosa, sembrerebbe un caseggiato, sì, vicino al lago...che lago strano però, ha un colore inusuale. Proverò a chiedere asilo finché il ponte non sarà sistemato: non funziona neanche il cellulare, spero che ci sia un telefono per avvisare a casa. Chi avviso poi....
Strano posto..."C'è nessuno?"
Alla reception il deserto.

Ma che strano via vai di gente – penso, mentre mi dirigo all'uscita per una passeggiata - nessuno che dice una parola, come se avessero .. paura.
"C'è nessuno?" sento una voce di donna chiedere alla reception e mi avvicino. "Credo che la proprietaria sia momentaneamente assente, signora. Mi chiamo Kristine e se posso esserle utile in qualche modo.. non esiti."
La osservo senza darlo a vedere, nella sua calma apparente mi sembra di scorgere una qualche forma d’irrequietezza non meglio identificata.
Mi piacerebbe proprio sapere dove è finita Kim, da un intero giorno non la vedo e comincio a preoccuparmi.. il lago rosso.. gente sparita.. gotici non meglio identificati. Tutto ciò comincia a togliermi la serenità. Ma non ero venuta qua per scrivere finalmente il romanzo della mia vita?

"Non sa mica se c'è una stanza libera? Mi adatto anche a condividerne una con qualcuno, non ho problemi...sa...il crollo del ponte mi ha messa in questa situazione di non poter tornare in paese!"Questa Kristine mi sembra una persona gentile...che sia di buon auspicio? Avrei proprio bisogno di un po’ di relax dopo tutto!"Sa quando torna la proprietaria?"
“Sa quando torna la proprietaria?”.Qualche minuto per decidere che questa donna mi piace. Carattere spigliato, praticità tipica delle donne che se la sanno cavare in ogni situazione. Si può fare.
"Guardi.. non so proprio dirle quando tornerà, ma ci aveva avvisati del disastro del ponte e dell'arrivo di due ospiti inattesi.. Io ho una camera doppia che uso da sola, se la cosa non le dà noia sarei lieta di dividerla con lei, finché Kim non troverà una migliore sistemazione o il ponte non sarà aggiustato."
Penso ai miei tic, all'insonnia e alla mia paranoia di fare il bagno ogni volta che mi passa per la testa e decido immediatamente che saprò rinunciare a qualche mio vizio, per una convivenza temporanea.

Questa a casa mia si chiama "una mano tesa"...già. Meno male. Non so se sperare che non riaggiustino il ponte almeno per un bel po’, che il lavoro vada al diavolo per una volta! Solo che non ho bagagli con me, ero partita per fare una semplice passeggiata nei boschi, quindi i miei unici averi in questo momento sono nello zaino: mi arrangerò alla meglio."Grazie, sono veramente felice di conoscerla!" Le sorrido. Lei ricambia timidamente."Io mi chiamo...non importa il mio vero nome, tutti mi chiamano Mynona o semplicemente Minnie."

Mynona. In un lampo si affaccia alla mente l'indiscreta domanda di cosa si celi dietro quell'inconsueto appellativo, ma è solo un attimo.
"Bene Minnie, allora direi di cominciare dandoci del tu. Non amo dividere la mia vita con chi non conosco - scherzo ridendo - e poi se vuoi seguirmi ti presento la camera. E' al primo piano, numero 106. Per il momento dovremo arrangiarci con una chiave sola, ma appena giungerà Kim ci faremo dare la seconda. Nella bacheca lì in fondo troverai una sommaria esposizione delle regole relative ai pasti. Io stavo per recarmi al lago... - esito - per capire la sua evoluzione. Sembra che nella notte si sia tinto di rosso e.."
Beh, non concludo la frase, creare allarmismi inutili quando magari è tutto un parto della mia fantasia.. no, meglio di no..
Guardo sorridente la nuova ospite "Andiamo!" concludo con piglio energico e convincente.

La osservo mentre s’avvia per le scale verso il primo piano, incantata per qualche attimo, seguendola con lo sguardo, persa nei miei pensieri. Probabilmente siamo coetanee o giù di lì, anche se, come me, dimostra molti anni in meno, ma ci sono alcuni particolari che a una quarantaquattrenne non sfuggono, piccole cose, come le mani o quelle minuscole rughe a lato degli occhi…Arrivata in cima alla rampa ecco che si gira, guardandomi, nell'attesa di un mio movimento. “Arrivo, scusami, mi capita spesso di perdermi in me stessa!”
La raggiungo e insieme entriamo nella camera: il letto è matrimoniale, ma non c’è problema, almeno per me. Il bagno è spazioso e dotato di una bella vasca…bene. Noto qualche libro sparso qua e là: una lettrice! Chissà se mi presterà qualcosa per passare il tempo, nello zaino ho solo “Harry Potter e la camera dei segreti”, il volume che sto leggendo, ma ormai sono già oltre la metà. Il ché significa che entro sera sarò senza “pane per i miei denti”.

L'unica vera ricchezza cui aspiro sono i libri. Ne sono realmente gelosa, come lingotti d'oro per un avaro. Mi piace usarli, leggerli personalizzandoli, lasciare il segno del mio avido passaggio sulla cucitura senza però arrivare a rovinarli.Ma amo leggerne sempre e solo uno per volta, evitando di cedere alla curiosità di cominciare un nuovo libro, che pure mi appassioni, se non ho prima finito quello precedente.Guardandomi intorno noto il disordine del mio vivere e cerco di rendere più umana la camera, resa "mia" anche solo da poco più di due giorni che vi abito. Restituisco i libri sparsi in giro alla libreria che ho apprezzato nella piccola nicchia antistante il bagno e torno ad occuparmi della nuova coinquilina.
Mynona, temporaneamente "persa in se stessa" mi raggiunge subito dopo. Sorrido nel sentirle usare quel termine che potrebbe essere mio. Come lei anche io a volte mi estranio perdendomi in riflessioni o solo inseguendo la coda di un’idea per risalirla fino a tornare a me. "Ecco qui. Due letti separati. Credo proprio che non staremo male..!"


Sono talmente stanca che sento il bisogno di sdraiarmi un po’ per riprendere fiato.
“Spero non ti dispiaccia se mi rilasso un attimo sul letto, la camminata nel bosco mi ha leggermente affaticato, senza contare lo stress della situazione in sé…”.
“Non ti preoccupare – mi risponde – io ero giusto scesa per fare una passeggiata fino giù al lago! Ci sentiamo dopo”.
Detto questo, mi lascia sola nella stanza. Mi sdraio sul letto, anzi, mi ci butto proprio sopra per sentire com’è il materasso o se magari cigola: non sopporto i letti morbidi con le molle che urlano in modo straziante a ogni minimo movimento, qualche volta ho dormito sul pavimento piuttosto. Tutto sembra in ordine: posso lasciarmi andare.
Dopo pochi istanti sono già assopita. Credo di sognare... Qualcosa d’indefinito, non saprei se descriverla come una presenza, un’essenza, mi sta guardando dalla finestra fluttuando a mezz’aria e mi fa cenno con una mano di seguirla. Impaurita sento il mio corpo sollevarsi verso quell’essere che ora s’avvia verso il lago. Vuole che vada con lei, è palese. La curiosità prende il sopravvento sulla paura: chissà cosa avrei trovato ad attendermi.
Il lago è di un rosso talmente cupo da paralizzarmi: sembra un’enorme chiazza di sangue rappreso. E’ un presagio di qualcosa di sinistro che deve accadere, oppure il segnale di un fatto già compiuto? Di certo qualcosa di funesto aleggia lì intorno.
Cerco di riprendere il controllo ma un rumore mi sveglia.

08 agosto 2006

Poesie / Uno specchio come il mare

Uno specchio è come il mare,
reso opaco da anime inquinate,
da visi abbruttiti e sconvolti dalla violenza,
da mani lorde che si protraggono
per toccarlo ed ungerlo.

Sventura a chi ne sente il fragore della distruzione,
a chi ne vede i cocci geometricamente sparsi
che riflettono mille volte un'immagine
come le facce di un diamante penetrante.

Duplica l'uomo ed i suoi oggetti,
fa annegare...

Invocazioni d'aiuto.

Sciabordìo dell'acqua
che si chiude sopra una mano
tesa ad afferrare il maestrale.

silenzio...

Quasi come una divina allucinazione,
ti vedi un dio immortale.
ma lo specchio è come il male,
come il mare che ti trascina giù,
giù nell'acqua inquinata da petroli
che ti scendono in gola,
ti penetrano nelle orecchie,
nel naso, sugli occhi sbarrati...

E ti senti unico,
il dio dello specchio,
mortale.

Un dio mortale.
che ha musica nella sua bocca piena di benzina,
senza sentirsi,
senza vedersi nello specchio,
una canzone ecologica.

In fondo,
lo specchio è come il mare:
fa sognare ed annegare.

04 agosto 2006

Poesie / Prendo la notte

Prendo la notte
strada senza ritorno
mentre dibatte
questo nuovo giorno

amami, ancora
non troppo distante
il tuo sapore
dolce che mi avvolge,

come si fa a morire
quando si sente dentro
tanta vita?

Ferma su questo cielo
piango la notte
cercando il sole
che non vuol cadere

Lasciami mani
ancora e dolci baci
dammi dimiele
fresca la tua voce

Io non so ancora
prendere la notte
e le mie ali...
non volano più

03 agosto 2006

Poesie/Luna beffarda

Che guardi luna da lassù,
col tuo ghigno beffardo,
gioconda ammaliatrice
d’esseri che mi calpestano,
nei giorni confusi
e nelle notti cupe,
tempo su tempo…
Più non sopporterò
la tranquillità del tuo mare
mentre il mio mi scava l’anima,
né potrai nasconder più
il vero volto tuo
dall’altra parte, nel buio.
Giunto è il momento:
avvicinati a me,
con la tua solita indolenza,
annulliamo la distanza
che tra noi giace
da tempo immemore oramai,
non essermi più satellite
ma entra in me
come agognato amante
e l’universo sarà nostro,
finalmente.

Riflessioni /in morte di Chiara

Gracida una cornacchia, che mi divora l'anima.

Tutto mi parla di te, in questo gorgo dove volontariamente mi sono infilata. Come quando ho partorito, e stringendo la mano di mia suocera gemevo "Basta.. basta.." per volermi sottrarre a quella sofferenza. "Basta che? - mi diceva lei - ormai ci sei!?"

Ed il mio ventre duole allo stesso modo.
Sto partorendo? A me sembra di dover morire.
Neanche la poesia potrà aiutarmi.
Ancora un lutto. E nessuno può capirlo, quanto di giustizia sia difficile spegnersi dentro.

Come spegnere il sole e rimanere al buio stordita.

Tu ci sarai sempre, dentro me. Non ho paura a usare questa parola. E' proprio quello che sento, un amore che non può morire, grande come il sole, come i colori dell'arcobaleno - così bello lontano ed inafferrabile - come tutti i sogni piegati per bene dentro il mio cassetto più segreto.

L'amore non finisce in un momento.

Ma Tu.. Tu era tempo che te lo aspettavi. Mi scrutavi ogni tanto, guardingo, sospirando poi quando io ti davo conferma del mio incondizionato amore. Senza impegno, ora mi rendo conto.

Quanto è facile amare, certe volte. Quanto è difficile farlo quando decidi che per amore muori oppure fai morir l'amore. Per il rispetto di quel sentimento che a volte così poco si accomuna al vivere quotidiano, ma rimane fra le righe di sospiri e di promesse eterne da condividere.

Gli uomini sono più bravi di me. Loro mi cancellano facilmente, privi degli sbalzi ormonali che a tratti mi avvinghiano il basso ventre facendomi urlare di lacrime e dolore - fino a desiderare di morire.. - loro riescono a scrivere parole di amianto che non mi uccidono per le ferite immediate, ma si annidano dentro rosicchiandomi l'anima. Come quella cornacchia che tutt'ora gracida.

Non sono un uomo.
Amo da donna, consumandomi il viso di mani che asciugano lacrime e pensieri di dolci momenti, cercando di rimanere asciutta - infine dovrò pur riuscirci?! - nell'animo privato di emozioni.

Chiara muore, lentamente spenta dalle scelte.

Poesie / Nella mia imperfezione

Pensiero, parola, gesto,
sprecati e abbruttiti,
nella melma
di una verità impaludata.

Azioni, grandi contraddizioni,
verità e bugie,
ansia assolata,
imperfezione mai placata.

L’anima venduta,
dignità e pudore allo sbando,
aria contaminata,
imperdonabile egoismo.

E questa impefezione,
drago preistorico,
politico corrotto,
mi nega la piena libertà…

…sì, me la nega!

02 agosto 2006

Racconti / non so volare

Avrei voluto essere una di quelle donne decise, ma capaci di rassegnarsi, e con la vita piatta, che sanno sempre dove va messa a posto ogni cosa e comprano armadi giusti di dimensione, dove ordinare scatole (giuste di dimensione!) in gradazione organica di colori.

E non sono.

Sono sciatta, disordinata e spesso infelice di me, quando sento invece la necessità di un ordine superiore che mi conduca a mettere tutto a posto finchè vivo.

Indipendente fino all'osso, altrettanto desiderosa di dipendere, mi lascio amare, amando con tutta me stessa fino ad esaurirmi totalmente.
O forse è solo la fiducia quella che poco a poco viene meno. Quando si conosce qualcuno talmente bene che prima o poi la bilancia dei difetti diventa tanto iù pesante di quella dei pregi. E allora che si fa?
Non so. Ammiro la gente che alla crisi del 4 anno (eh.. lo dice Alberoni. Le crisi moderne sono al 4 anno e non al 7) si ferma, riflette e poi supera tutto a piè pari, come se nulla fosse accaduto, dopo aver allagato il mondo di vittimismo inutile.
Io, vigliacca che si trincera dietro non so quali scuse, aspetto giocando fino all'ultimo le carte del 'nemico' ed alla fine distruggo l'intero castello per cominciare una nuova partita.

Giocatrice sporca? Mi chiede chi ancora non mi conosce. Fin troppo pulita, credo invece. Non so rimanere nei miei dubbi e quando non mi piaccio più finisco per ricominciare tutto da capo.

Non so volare dietro ai ghirigori di chi smette di seguire i miei sogni per inventarsi favole in cui credere davvero. Non so inseguire chi prima era orientato esclusivamente a me ed ora sembra orientato solo ai soldi, come se potessero riscattare un'intera vita.

Allora apro le braccia libero quell'intrepido volatile disinteressandomi dei suoi voli, che più non mi riguardano. E mi abbandona presto anche la gelosia che in genere mi stringe il cuore fino a farmi male.

*I libri! ora.. a chi devono andare?* penso, mentre naufrago sui relitti di un amore che scopro di giorno in giorno esser finito già da diversi mesi. E quando scavo, il puzzo viene su fino a far male.

Vorrei invece sotterrare tutto come un bel funerale, piangerci sopra un poco e poi riprendere a vivere la vita.

Sono egoista? Forse si, penso ai libri da dividere.. ed alle foto. A chi vanno le foto quando un amore finisce? Ricordi colorati che sbiadiscono piano (troppo piano) nell'immenso niente che rimane dopo lo Tzunami.

Che voglia di ferirlo, di dirgli quanto io stia male per colpa sua. Eppure sono io che l'ho voluto.. lasciandolo lentamente e respingendolo sui bordi del talamo fino a fargli imparare che poteva resistere anche lui nel freddo del non-amore. Capite quando dico che sempre è ogni giorno? Si costruisce con fatica, rinuncia di se' e dedizione perchè appena si abbassa la guardia e si smette di amare l'altro specularmente fa esattamente lo stesso.

Nessuno ama se non è amato.

E dopo ti guardi nello specchio vuoto che rimane. Si, perchè un amore che finisce è sempre un po' uno specchio che si frantuma sotto i tuoi irriverenti sguardi. E lì per li ti senti liberato, nudo riprendi a vivere, toccando con lieve mano la libertà che esonda dal nulla.

Senza specchio.

Lui che ti guarda è te, con i tuoi occhi, pian piano indifferenti. Tu che lo guardi sei per lui quel mondo in cui operare, agire, senza fretta.

Amore, sei tu? Sei tu che prima aspettavi tutto il giorno solo per vedermi sparire dietro la mia porta di casa, ed oggi mi abbandoni imprecandomi contro per un ritardo di 10 minuti a pranzo?
Amore..

E non è coccole, non specchio, dicono. Non è trovare forza dallo sguardo compiaciuto ed orgoglioso di chi ami? Non è il volare, per arrivare sempre a nuovi traguardi insieme? Scambiarsi le opinioni sulla gente, complici amanti nascosti nelle spoglie di una normale coppia.

Ma guai a pensare che possa durare per sempre, perchè sempre è ogni giorno.. e ogni giorno può finire.

Fumolento/ Appunti utili Cigar Clubs

www.clubdelsigarocaserta.splinder.com

http://fumolento.splinder.com/

Fumolento / I formati dei sigari


Riportiamo quanto trovato in rete in merito al formato dei diversi sigari:

Esistono almeno 60 diversi formati di sigari avana, ma in linea di principio quelli convenzionali si possono ricondurre ad una dozzina.
Il rapporto tra la lunghezza del sigaro ed il suo diametro si chiama vitola.
La lunghezza di un sigaro avana può variare dai 10 ai 23cm ed il suo calibro va da 26 a 52. Per calibro si intende lo spessore del sigaro la cui circonferenza si esprime in termini di 1/64 di pollice (1 pollice equivale a 2,54cm). Quindi, se un Montecristo n.4 ha calibro 42 significa che ha uno spessore pari a 42/64 di pollice.
La tabella qui a fianco riporta i formati fondamentali dei sigari.

Come curiosità possiamo citare il sigaro avana più piccolo mai prodotto che è un Corona Bolivar di 4cm mentre il più grande in assoluto è lungo 1,70m prodotto per un sultano e conservato nel Museo del Tabacco di Bunde in Germania.

fonte: http://www.vinoinrete.com/sigari/home.htm

Poesie / Sete di te

Sete di te
non è che sensazione,
come la fame,
come la passione.

Sete di te,
che dormi e mi racconti
la vita che non ho
in quei tuoi sogni.

Avere sete
di te, che eccitazione!
E berti piano
senza esitazione......

fonte d'amore
che mi fa sognare.

01 agosto 2006

Racconti / Il respiro dell'anima

Si rigirò sul letto sfatto, mentre il sole dell’estate filtrava timidamente fra le inevitabili fessure dei vetusti scuri. Mise il braccio sotto il cuscino, tentando inutilmente di assopirsi e di strappare così un ultimo breve sogno alla sua dibattuta e combattuta realtà. Si trattò di un breve tira-e-molla, poi il suo lato cosciente - e razionale - prese il sopravvento e si trovò seduto, in mutande, sul bordo del letto.

La testa era pesante, grazie alle innumerevoli birre che l’avevano accompagnato nelle ore più buie e più fresche della notte. Il cuore, pure lui pesante e lacerato da veloci e immaginari amori, batteva sordo nel petto. Lo sentiva pulsare chiaramente nella grande casa silenziosa che era il suo corpo. Si alzò e andò in bagno. Il contatto dei piedi nudi sul pavimento fresco era piacevole, come l’acqua sul viso. Si guardò allo specchio: niente barba. Non ne aveva voglia, aveva poca voglia di fare qualunque cosa. Pensò, di sfuggita, e con un po’ di angoscia, alle bici in garage, mentre sorseggiava un caffè, il primo di quel giorno. Sfogliò distrattamente un libro di Fernando Pessoa.

Lesse: “Esiste una stanchezza dell’intelligenza astratta ed è la più terribile delle stanchezze. Non è pesante come la stanchezza del corpo, e non è inquieta come la stanchezza dell’emozione. E’ un peso della consapevolezza del mondo, una impossibilità di respirare con l’anima”.

Inspirò profondamente, avvertendo la piacevole sensazione dei polmoni che si gonfiavano. Anni prima, quando ancora fumava, non ricordava di profonde respirazioni, ma blocchi di catrame nel petto, chiodi piantati tra le costole. Ci fece caso, la sua anima non respirava. Era occlusa, inquinata da chissà quali veleni, proprio come lo erano stati i suoi polmoni, anni prima. Ma tornare a farla respirare liberamente non era una questione da poco, non bastava la volontà, ferrea, di rinunciare alle sigarette, di buttarle nel cesso una volta per tutte. Il nemico era un altro. Il nemico era molti nemici. Subdolo, invisibile, tenace, cinico e sfuggente. Non poteva e non riusciva a dargli una fisionomia, un aspetto, ad identificarlo con qualcosa o qualcuno. Non la vedeva, la bestia feroce che gli teneva il cuore tra gli artigli e l’anima tra le fauci. E più lui si dibatteva nel tentativo di liberarsene, e più la bestia stringeva dolorosamente la presa.
Il cane gli si avvicinò, scodinzolando, era felice di vedere il suo amico a due zampe. Lui gli diede una grattatina affettuosa dietro le orecchie e il cane lo seguì, camminandogli a fianco, mentre passeggiava per il cortile, con una ridda di pensieri che gli affollavano la testa e che gli appesantivano, come macigni, il cuore. La vita, in certi momenti, diventava un insostenibile logorìo, se ne rendeva conto, e pensò che non temeva la morte, in sè. Quasi sicuramente rappresentava la liberazione da mille scomodi fardelli, da milioni di inutili pensieri, non solo una separazione, bensì una comunione, l’incontro-scontro finale col suo io, col suo ego. Ci pensava spesso, alla “mietitrice”, ma non si sentiva ancora pronto ad incontrarla: per quanto la vita lo logorasse, per quanto poco capisse sé stesso e la sua esistenza, non era ancora pronto per un salto di quella portata. Preferiva rilassarsi tra una battaglia e l’altra, tra un pensiero nocivo e l’altro, pedalando o camminando nella Natura, tra le braccia di colei che considerava la sua grande, tenera, Madre. Preferiva passare il tempo con i suoi fratelli alberi, coi suoi fratelli animali, con la sua anima di uccello notturno. In quei momenti apprezzava infinitamente il fatto di vivere e provava una profonda, sincera, gratitudine per Colui che aveva creato tutto, che aveva permesso che nascesse. Si sentiva felice, libero, la sua anima sembrava respirasse un po’, sembrava, ma probabilmente era davvero così. Con l’aria in faccia e un cielo sopra la testa tutto appariva diverso, anche se pioveva e la luce del sole era pallida, confusa dai nuvoloni grigi che sembravano saturare l’ambiente.
“Il tempo è come i pensieri, passa inarrestabile. Bene”, pensò, mentre si sedeva alla sua scrivania e sceglieva la sua penna preferita dall’affollato portapenne, “proviamo a fermarlo, almeno per un istante”, e cominciò a scrivere. “Si rigirò sul letto sfatto, mentre…”

Poesie/Legna per l'inverno

Legna per l’inverno

I giorni che si accatastano
sordi, invisibili, silenziosi,
uno dopo l’altro, per l’inverno,
come rami recisi e lasciati avvizzire
nei recònditi boschi della memoria.

L’inesorabile passo del tempo
che si abbatte sprigionando
mille rumorosi echi
nel turbolento pavimento dell’anima,
sollevando polvere
e lo stantìo odore dei ricordi.

Poesie /Un Amore

Aveva grandi occhi di nocciola,
labbra carnose a regalar sorrisi.
Il ciglio arcuato a incutere terrore
in uno sguardo ironico e crudele,
oppure steso a farti innamorare.

Mani grandi piene di musica e silenzi.
Mani grandi piene di vene ed ossa e muscoli,
unghie e dita.
Il pianoforte sempre aperto nero
di ebano e candido di avorio.

Lui era un grande ed era anche un bambino
ed era forte da avere anche paura.
La poesia a fargli da nutrice,
la musica a condurlo in cima al mondo,
una donna, mille amori, la sua vita.

Aveva grandi occhi di nocciola,
spalancati sul letto quella sera,
la testa alzata a chiedere perdono,
la mano in cerca delle mie carezze.
Era in attesa.

La morte è giunta lesta e se lo è preso.
Chiuso nell’ebano, ora il piano tace
un luttuoso silenzio, per me, che non ho pace.
Mi assorda ancora il rumore della sua voce muta
che in quel silenzio ora chiede solo luce.

Aveva grandi occhi di nocciola, adesso spenti.
Era un amore: il mio.

Era mio padre.