18 dicembre 2006

Diario / 17 dicembre

Domenica prenatalizia. Che paura. Gente che assalta mezzi pubblici e strade correndo senza meta o, peggio ancora, rallentando come ebeti davanti alle vetrine imbandite. Ma non siamo in crisi economica?
A gran voce chiama il lusso, a comprare e spendere per pochi attimi di soddisfazione. Siamo diventati tutti succubi di questa grande meretrice che è la consumazione rapida dell'inutile.
Salgo finalmente sul tram, dopo aver sgomitato per entrare e farmi largo - perchè la gente rimane sempre impalata nei pressi dell'entrata, senza scorrere? - e mi fermo nel corridoio, sguardo vacuo fuori dal finetrino luccicante di stelle natalizie.
Una mamma siede comodamente con il figlioletto novenne accanto. Ormai non mi chiedo neanche più come mai le mamme non insegnino più ai loro figli che è maleducazione rimanere seduti in tram quando ci sono persone anziane accanto che potrebbero averne più bisogno. Evviva l'egoismo. Ascolto distrattamente le monosillabiche interazioni madre-figlio. "Posso giocare al gheimboi?" voce lamentosa acclusa.
Ed ecco l'interazione tipica che una donna media attua tutta la vita con i propri uomini. "No, ti ho detto che non puoi" con tono di finta pazienza, che malcela una profonda esasperazione. E lui torna alla carica "Ma dai, mamma! solo un pochino..!"
Finchè la donna cede "Va bene ma solo se fai [qualcosa che dovrebbe fare comunque per educazione]"
Allo stesso modo nel rapporto uomo/donna matura questo teatrino del "No" che poi diventa un si, nel talamo nuziale come in ogni cosa, trasformando doveri in finte estorsioni e l'educazione in merce da contrattare.

13 dicembre 2006

Poesie / Assenze

E sussurri
come se a sfiorare musica
fossero solo le note.

Ma musica sono le parole
che roteano
nel silenzio del palco.

Profondi solchi
rigano dentro l'anima
con l'armonica leggera
a sottolineare il peso.

Assenze,
nel tempo che fa stragi,
ed io
attonita
che non soffro più.

Poesie / Che sia il sole

Lasciamo che sia il sole
a colorare in noi
nuove emozioni
e d'ombre forti
come vesti cangianti
e mai stancanti
dipingiamo i giorni
veloci dell'amore.

L'alba di merli
ci farà tornare
dal silenzioso mondo
della notte
per cominciare ancora
nuovi giorni
e nuove sfide e gioie
da assaggiare.

E il sole,
nostro abile pittore,
di pioggia sfumerà
contorni duri
creando sol per noi
nuovi colori.

22 novembre 2006

Racconti / Elba incantatrice

Era l'anno scorso, o forse mille anni fa, che mettevo piede all'Elba per la prima volta, isola incantatrice e misteriosa. Sul traghetto mio fratello ed i suoi amici scherzavano e prendevano il sole, parlando delle mille avventure che presto avrebbero vissuto, una donna via l'altra, in un sogno utopistico che spesso accomuna i giovani maschietti di vent'anni. Io vivevo questa atmosfera cameratesca sentendomi un po' "maschietto" anch'io, in vena di avventure, anche solo per un giorno, quanto doveva durare il mio soggiorno li.

Era stato estenuante, l'anno appena trascorso, chiuso in un buio monolitico privo di bei ricordi in cui avevo vissuta prigioniera di un "amore" che mi aveva fatto il vuoto intorno e che avevo spezzato con voluto cinismo.

Ed ecco l'Elba, che forse doveva essere un regalo per me - nei progetti di mio fratello - un modo per passare un po' di tempo e spezzare lo stress. Elba misteriosa e ingannatrice, appare all'improvviso, le prime rocce, i primi scogli e pensi che l'approdo sia sempre imminente. Invece non arriva mai ed è qui il suo primo sortilegio, come quella di una bellissima donna, che promette promette con smaliziati sorrisi, gli occhi azzurri, il sole sulle labbra e poi non mantiene o, se lo fa ti porta via il cuore e l'anima e non te le rende più.

Ecco l'Elba, che ti apre le braccia ma non ti accoglie, costretta a prostituirsi al turismo forse per la troppa vicinanza con un Continente che a malapena riesce a considerare patria, da cui la divide solo mezz'ora di mare.
Non si innamora di te, l'Elba, anzi ti sbatte davanti agli occhi le tabelle con gli orari di ritorno dei traghetti e ai suoi figli ha insegnato a chiederti, prima di ogni altra cosa, "Quando riparti?". Ma se lo vuole, dopo averti catturato con il suo riserbo, con la sua finta indifferenza, con la sua bellezza solare, ti ama in modo totalitario, pervasivo, penetrante. Ti porta nelle sue insenature più ignote, sulle spiagge assolate, tra gli scogli più inconsueti e poi sui monti, tra le pieghe della sua storia di cui è gelosa, lontano dal turismo che la possiede per qualche ora di sola e l'abbandona sporca ed esausta.

Sono rimasta una settimana in quel paradiso, sospesa tra mare e terra, preoccupata per quello che mi stava accadendo e che non riuscivo a decifrare. Mi stavo innamorando, io, proprio io, di un'isola, di una vita.

E poi via, di nuovo via, di ritorno nella civiltà, con un senso inspiegabile di nostalgia, fissato in una foto insensata e paesaggistica del porto che si allontana, quando il traghetto varca l'ultima insenatura e l'isola tutta sembra tirare un sospiro di sollievo. Non ti appartiene più. Non puoi tornare indietro, non approfitterai ancora per qualche ora di lei.

Sono gelosa della mia isola, che è un po' una droga per me, così lontana dal mio mondo, così nascosta agli occhi della gente comune. E quando cala il sole l'Elba è una fortezza, che ti protegge e si protegge, ti facredere che nulla possa accaderti li, ti fa sentire irraggiungibile.

Di rado ho avuto il coraggio di metterci piede all'Elba e infatti ogni volta l'effetto è stato più doloroso. L'arrivo mi dà i brividi e mi rende nervosa come in una inutile anticamera, poi una volta lì il tempo smette di avere significato, il giorno si perde nella notte come inutile tentativo di fermare la corsa delle ore. E non mi sazio mai delle emozioni che riesce a darmi, che sia un soffitto di stelle appeso sopra il porto o le luci di barche e traghetti che si vedono dai paesini di collina, o gli isolani che ormai devono avermi un po' metabolizzata e mi fanno partecipe delle loro abitudini e tradizioni, o ancora le serate gelide e senza luna in cui ti senti parte di un unico pezzetto di terra e intorno il nulla.

Come si può ripartire a cuor leggero, sapendo che nulla di tutto questo si può trovare altrove?
Come si può, da soli, sopportare il peso del distacco in mare da una terra che tanto mi ha conquistato?

30 ottobre 2006

Poesie/Non trovo il trucco

Ciglia lunghe da sogno
oggi sono i miei pensieri
e cerco
cipria morbida
lieve
come farina di cielo,
per coprire la malinconia,
nel mio cassetto dei trucchi.

29 ottobre 2006

Poesie / Viandanti

Non ci fermiamo,
siamo solo parole
impresse a calde lettere
sul bianco di un diario

quando torniamo ad essere mortali
e ci fermiamo in lacrime a pensare
siamo banali e inutili
viandanti

25 ottobre 2006

Detto da me/La multa fantasma

Questa storia racconta di una contravvenzione da 125 euro per divieto di sosta in quel di Roma, via del Pigneto 108, effettuata il 19 ottobre 2000 da un vigile urbano che non so se definire distratto o burlone. Fatto sta che sulla multa compare magicamente la targa dell'auto di mio padre. Il 5 gennaio del 2006 (anche qui la Befana si diverte) arriva una bella cartella esattoriale (e certo, la multa non è stata pagata, nè mai notificata) e nel frattempo la cifra è salita a 220 euro, comprensiva di sanzioni ed interessi. Tempestivo il Comune di Roma! Mio padre, che ha 82 anni e a Roma non ci va dal 1976, mette la carta in un cassetto e se la dimentica. Il 28 giugno 2006 il servizio di riscossione dei tributi GESTLINE SPA di Bologna manda un sollecito (e siamo a 244 euro): questa volta il genitore mi rifila il tutto in mano e qui comincia il mio calvario. Telefono al Concessionario e loro mi dicono che bisogna rivolgersi al Comune di Roma che ha emesso il ruolo e che sulla cartella stessa ci sono i numeri di telefono di riferimento. Ci guardo: è vero. Prendo e chiamo. Una voce registrata mi avvisa che quel numero non esiste più, senza notificare il nuovo. Allora guardo in internet nelle pagine bianche per cercare il numero dell'ufficio Sanzioni Amministrative e violazioni del Comune di Roma e lo trovo. A qualunque ora del mattino e del pomeriggio o suona a vuoto o è occupato e questo per alcune settimane. Non mi scoraggio e continuo a tentare, finchè un bel giorno mi risponde un uomo dicendomi che quel numero ora corrisponde al servizio viabilità e mi dà un numero verde a cui chiedere informazioni. Comincio a essere stufa della cosa, ma chiamo questo benedetto call center. Un operatore mi risponde dopo essere stata in attesa per non perdere la priorità acquisita per una ventina di minuti, ma ormai sono agguerrita e non mollo neanche morta. Spiego il mio problema e lui mi dice: " Se non può dimostrare che non era a Roma quel giorno, le toccherà pagare". Questa cosa mi fa andare giù di testa! Dovresti essere tu a dimostrare che io c'ero, e che caspita! Insisto per farmi passare l'interno dell'uffico, ma, guarda un pò, l'impiegata è in pausa caffè. L'operatore, che si è accorto che sto per dare in escandescenza, mi consiglia sottovoce di provare a mandare una lettera cercando di dimostrare in qualche modo l'estraneità al fatto. OK! Sarà fatto. Così scrivo la mia bella letterina di ricorso, la spedisco con raccomandata, ricevuta di ritorno e nel frattempo siamo arrivati al fine luglio. Silenzio. Il 20 settembre arriva la risposta da Roma dove ci viene notificato che il ricorso è stato accettato e che è in corso il perfezionamento della procedura di discarico amministrativo totale per TIPO DI VEICOLO ERRATO. E meno male! Siamo arrivati in fondo. E invece no! Credevamo che fosse finita, la macchina burocratica non si ferma mai. Il 19 ottobre mio padre si vede recapitare un bustone con atti giudiziari dove la GESTLINE cita in giudizio mio padre e niente meno che l' INPS davanti al tribunale civile di Imola per un atto di pignoramento sulla pensione (e la cifra ha raggiunto i 333 euro). Incazzata come una bestia telefono al Concessionario per chiedere spiegazioni. Un impiegato molto gentile mi dice: " Ma questa cartella ha uno sgravio totale!" E lo so che ha lo sgravio totale, peccato che qualche imbecille in un altro ufficio dello stesso palazzo abbia un archivio differente dal suo. "Mi faccia due fax della lettera del comune di Roma e poi richiami dopo fine mese per verificare che tutto sia a posto". Faccio i due fax. Ora attendo con ansia: non sia mai che per Halloween............

16 ottobre 2006

Poesie / Eccomi anima

Eccomi anima annacquata
dal troppo non uso. Sporco vivere
del quotidiano impaccio
in cui si abusa di pazienza
fino a violentarla d'ulcera
nascosta.

Chi mi pretende vergine
chi schiava.
Tutti squisitamente in esclusiva
ma senza impegno.
Dov'è finito l'uomo?
Forse neanche ancora è mai esistito.

Dumque mi prendo l'anima,
l'avvolgo nel suo abito sdrucito
e guardo sorridente
il mesto niente

che tutto il mondo ancora
va cercando.

04 ottobre 2006

Tempo Presente / Tra un fiore colto e...


Piccola soddisfazione personale. Hanno accettato una poemia per una pubblicazione.
Si tratta della Aletti editore, che pubblica da anni la rivista Orizzonti [http://www.rivistaorizzonti.net] e del 4 ° Concorso di PoesiaTra un fiore colto e l'altro donato cui tra l'altro è possibile ancora aderire (fino al 31 ottobre): http://www.rivistaorizzonti.net/concorsofiore.htm

Ora aspettiamo il libro. Che emozione!

21 settembre 2006

Fumolento / Notizie utili, locali per fumatori

Ci segnalano questo sito, che volentieri giriamo a tutti gli amanti del fumo lento.

http://www.windoweb.it/dossier/fumo/fumo_locali_pubblici.htm


Buon viaggio!

20 settembre 2006

Racconti/L'onda di Europa

La mia stanza da letto ha una parete a forma d'onda e m'addormento e sogno solo da quel lato. Erano due anni che tutte le notti facevo lo stesso sogno e puntualmente mi svegliavo sul più bello, il cuore che andava a mille. Nel sogno mi svegliavo vicino al mare, completamente nudo, solo una serie di tatuaggi ricoprivano la mia pelle bruna. Quel disegno che mi vergava il petto, nel suo fluire simmetrico di simbolo acquatico, d'archetipo liquido, mi sospingeva inesplicabilmente, inesorabilmente verso l'oceano: ricordi ancestrali, parole che sgorgavano da sole ...un asteroide vagante è sulla rotta per far sparire il tuo mondo, mille volte potrei andarmene appeso al mio battito, a un passo da lì il precipizio del mondo... Camminavo lungo la riva, sentendo il mare lambirmi le caviglie, cercavo conchiglie per farne una collana. Non c'era nessuno per chilometri e chilometri, sulla sabbia v'erano impresse una serie di impronte, formavano una linea a perdita d'occhio: erano passi di bambino. Il mio piede vicino ad esse pareva la zampa di un enorme orso. Sapevo che quelle tracce erano mie, è una strana sensazione imbattersi nei propri ricordi. Poi, all'improvviso, l'acqua del mare cominciava a ribollire rendendomi inquieto. Osservavo l'orizzonte divenire scuro, ma ancora non percepivo l'arrivo dell'onda, pur sapendo che sarebbe giunta. Un sibilo, una striscia di fuoco che illuminava il cielo (e quel rombo... per gli dei! Un rumore assordante come di mille tuoni!) Ed ecco che mi svegliavo, completamente madido di sudore. Era diventata un'ossessione, avevo paura di dormire. Un giorno, nella sala d'attesa dell'analista, buttai un occhio sui giornali gettati alla rinfusa sopra un tavolino, era Nature mi pare o forse Scienze, non ricordo bene, in copertina ospitava una splendida foto di Europa, obiettivo della terza spedizione verso il sistema di Giove. L'articolo titolava: Anche Europa ebbe la sua Atlantide, e in corsivo "le evidenze scientifiche trovate dagli esoarchelogi sulla quinta luna del gigante gassoso lasciano spazio a pochi dubbi, la civiltà di quel mondo venne spazzata via da un evento cosmico." Lessi l'articolo e un particolare mi colpì "...Trovate le prove di un'antica civiltà annientata da un'enorme onda anomala probabilmente provocata dall'impatto con un asteroide. I pochi che riuscirono a sopravvivere cercarono forse un altro pianeta sul quale rifugiarsi? Se così è stato, ecco spiegata la strana coincidenza per cui l'immagine trovata su un reperto proveniente da Europa corrisponde a certe immagini sacre in uso tra i Maori." Vidi l'immagine di quell'antica pietra scolpita da mani aliene su di un mondo lontano 700 milioni di chilometri e seppi. Non avrei più avuto paura di addormentarmi. Per questo ho fatto costruire questa parete, per non dimenticare da dove vengo.

Ringrazio Lee Murray per i versi presi in prestito.

Poesie / Ode al vivere sociale

Ah! Beato vivere sociale
che animi il nostro quieto pascere
con schemi fissi ed inarrestabili,
gioia di stolti, inutili guardiani.

Viver sociale utile alla gente
per dare peso a ciò che vale niente
guardare al proprio stretto angusto antro
fatto di quello solo, e di nient'altro.

"Maschere e schemi pronti, miei signori!"
Recitano gli esperti del settore
mentre ci esortano a non indossare
altro se non il "vivere sociale".

Io sono donna nuda e naturale
che senza maschere davvero non sta male..
Amici miei gioite senza veli
perchè si nasce nudi, e ingenui, e soli!

14 settembre 2006

Poesie / Musicando l'anima

Eccoil tuo piano muto
filo di note
a volte irraggiungibile
a volte solo
stupendamente torbido

Appeso
come un microfono
che vibra ricordi
musicando l'anima

ed il tuo piano
muto
chiuso di te.

29 agosto 2006

Poesie / Non usare il grigio

E l'aria
che non muove parole
sporca di sè e di nuvole
il mio cielo.

Non usare il grigio
per favore

Dipingimi la gioia
di risa spensierate e azzurre
ombre discrete che
non fanno lacrime

Non usare il grigio
per dare contorni netti
al nostro amore

Scegli colori tanti
da evitare
che con la notte possano sparire
questi giorni.

Io ti darò sorrisi
restando ad aspettar
finchè non torni..

25 agosto 2006

Poesie / E tutti tacciano

E’ un viaggio di tulipani
che parlano un linguaggio di colori
coi loro turbanti variopinti,
dipinti, anime innocenti
quanti hanno già ceduto il passo,
spesso
nell’atto di umiliarsi a testa bassa
ora volano, viaggiano in incognito,
parlano in silenzio
E tutti tacciono.
E’ un volo di gabbiano, molle,
come il risveglio delle donne,
quando siedono sul letto
e pensano che è stato tutto detto
tutto già fatto,
inutile, impossibile, vago, indefinibile
vanno e non si fermano
parlano coi tulipani spenti
che non viaggiano più.
Il mare s’è fermato, il vento cala
la vela il viaggiatore spegne, stanco
ed un gabbiano s’è posato sulla riva
prima
che il mare s’assopisse, un’onda
ha scosso l’orizzonte per morire
sulla sponda della barca
e il viaggiatore è stanco e non si sposta
rimane
come un sogno illogico
questa storia strana
di tulipani in rima sparsa
e voli di gabbiani in coro
loro, che non si stancano
ma viaggiano e si spargono nel cielo
lasciando dietro sé il sereno,
un sogno di bambino, dolce e puro,
un aquilone col suo lento giro,
un faro che chiacchiera in silenzio
e tutti tacciono…

09 agosto 2006

Racconti a due mani/Il mistero del lago

Accidenti...il ponte è crollato! E ora che faccio? Proprio oggi dovevo mettermi nel bosco a cercar funghi, tanto non li conosco neppure! Lassù vedo qualcosa, sembrerebbe un caseggiato, sì, vicino al lago...che lago strano però, ha un colore inusuale. Proverò a chiedere asilo finché il ponte non sarà sistemato: non funziona neanche il cellulare, spero che ci sia un telefono per avvisare a casa. Chi avviso poi....
Strano posto..."C'è nessuno?"
Alla reception il deserto.

Ma che strano via vai di gente – penso, mentre mi dirigo all'uscita per una passeggiata - nessuno che dice una parola, come se avessero .. paura.
"C'è nessuno?" sento una voce di donna chiedere alla reception e mi avvicino. "Credo che la proprietaria sia momentaneamente assente, signora. Mi chiamo Kristine e se posso esserle utile in qualche modo.. non esiti."
La osservo senza darlo a vedere, nella sua calma apparente mi sembra di scorgere una qualche forma d’irrequietezza non meglio identificata.
Mi piacerebbe proprio sapere dove è finita Kim, da un intero giorno non la vedo e comincio a preoccuparmi.. il lago rosso.. gente sparita.. gotici non meglio identificati. Tutto ciò comincia a togliermi la serenità. Ma non ero venuta qua per scrivere finalmente il romanzo della mia vita?

"Non sa mica se c'è una stanza libera? Mi adatto anche a condividerne una con qualcuno, non ho problemi...sa...il crollo del ponte mi ha messa in questa situazione di non poter tornare in paese!"Questa Kristine mi sembra una persona gentile...che sia di buon auspicio? Avrei proprio bisogno di un po’ di relax dopo tutto!"Sa quando torna la proprietaria?"
“Sa quando torna la proprietaria?”.Qualche minuto per decidere che questa donna mi piace. Carattere spigliato, praticità tipica delle donne che se la sanno cavare in ogni situazione. Si può fare.
"Guardi.. non so proprio dirle quando tornerà, ma ci aveva avvisati del disastro del ponte e dell'arrivo di due ospiti inattesi.. Io ho una camera doppia che uso da sola, se la cosa non le dà noia sarei lieta di dividerla con lei, finché Kim non troverà una migliore sistemazione o il ponte non sarà aggiustato."
Penso ai miei tic, all'insonnia e alla mia paranoia di fare il bagno ogni volta che mi passa per la testa e decido immediatamente che saprò rinunciare a qualche mio vizio, per una convivenza temporanea.

Questa a casa mia si chiama "una mano tesa"...già. Meno male. Non so se sperare che non riaggiustino il ponte almeno per un bel po’, che il lavoro vada al diavolo per una volta! Solo che non ho bagagli con me, ero partita per fare una semplice passeggiata nei boschi, quindi i miei unici averi in questo momento sono nello zaino: mi arrangerò alla meglio."Grazie, sono veramente felice di conoscerla!" Le sorrido. Lei ricambia timidamente."Io mi chiamo...non importa il mio vero nome, tutti mi chiamano Mynona o semplicemente Minnie."

Mynona. In un lampo si affaccia alla mente l'indiscreta domanda di cosa si celi dietro quell'inconsueto appellativo, ma è solo un attimo.
"Bene Minnie, allora direi di cominciare dandoci del tu. Non amo dividere la mia vita con chi non conosco - scherzo ridendo - e poi se vuoi seguirmi ti presento la camera. E' al primo piano, numero 106. Per il momento dovremo arrangiarci con una chiave sola, ma appena giungerà Kim ci faremo dare la seconda. Nella bacheca lì in fondo troverai una sommaria esposizione delle regole relative ai pasti. Io stavo per recarmi al lago... - esito - per capire la sua evoluzione. Sembra che nella notte si sia tinto di rosso e.."
Beh, non concludo la frase, creare allarmismi inutili quando magari è tutto un parto della mia fantasia.. no, meglio di no..
Guardo sorridente la nuova ospite "Andiamo!" concludo con piglio energico e convincente.

La osservo mentre s’avvia per le scale verso il primo piano, incantata per qualche attimo, seguendola con lo sguardo, persa nei miei pensieri. Probabilmente siamo coetanee o giù di lì, anche se, come me, dimostra molti anni in meno, ma ci sono alcuni particolari che a una quarantaquattrenne non sfuggono, piccole cose, come le mani o quelle minuscole rughe a lato degli occhi…Arrivata in cima alla rampa ecco che si gira, guardandomi, nell'attesa di un mio movimento. “Arrivo, scusami, mi capita spesso di perdermi in me stessa!”
La raggiungo e insieme entriamo nella camera: il letto è matrimoniale, ma non c’è problema, almeno per me. Il bagno è spazioso e dotato di una bella vasca…bene. Noto qualche libro sparso qua e là: una lettrice! Chissà se mi presterà qualcosa per passare il tempo, nello zaino ho solo “Harry Potter e la camera dei segreti”, il volume che sto leggendo, ma ormai sono già oltre la metà. Il ché significa che entro sera sarò senza “pane per i miei denti”.

L'unica vera ricchezza cui aspiro sono i libri. Ne sono realmente gelosa, come lingotti d'oro per un avaro. Mi piace usarli, leggerli personalizzandoli, lasciare il segno del mio avido passaggio sulla cucitura senza però arrivare a rovinarli.Ma amo leggerne sempre e solo uno per volta, evitando di cedere alla curiosità di cominciare un nuovo libro, che pure mi appassioni, se non ho prima finito quello precedente.Guardandomi intorno noto il disordine del mio vivere e cerco di rendere più umana la camera, resa "mia" anche solo da poco più di due giorni che vi abito. Restituisco i libri sparsi in giro alla libreria che ho apprezzato nella piccola nicchia antistante il bagno e torno ad occuparmi della nuova coinquilina.
Mynona, temporaneamente "persa in se stessa" mi raggiunge subito dopo. Sorrido nel sentirle usare quel termine che potrebbe essere mio. Come lei anche io a volte mi estranio perdendomi in riflessioni o solo inseguendo la coda di un’idea per risalirla fino a tornare a me. "Ecco qui. Due letti separati. Credo proprio che non staremo male..!"


Sono talmente stanca che sento il bisogno di sdraiarmi un po’ per riprendere fiato.
“Spero non ti dispiaccia se mi rilasso un attimo sul letto, la camminata nel bosco mi ha leggermente affaticato, senza contare lo stress della situazione in sé…”.
“Non ti preoccupare – mi risponde – io ero giusto scesa per fare una passeggiata fino giù al lago! Ci sentiamo dopo”.
Detto questo, mi lascia sola nella stanza. Mi sdraio sul letto, anzi, mi ci butto proprio sopra per sentire com’è il materasso o se magari cigola: non sopporto i letti morbidi con le molle che urlano in modo straziante a ogni minimo movimento, qualche volta ho dormito sul pavimento piuttosto. Tutto sembra in ordine: posso lasciarmi andare.
Dopo pochi istanti sono già assopita. Credo di sognare... Qualcosa d’indefinito, non saprei se descriverla come una presenza, un’essenza, mi sta guardando dalla finestra fluttuando a mezz’aria e mi fa cenno con una mano di seguirla. Impaurita sento il mio corpo sollevarsi verso quell’essere che ora s’avvia verso il lago. Vuole che vada con lei, è palese. La curiosità prende il sopravvento sulla paura: chissà cosa avrei trovato ad attendermi.
Il lago è di un rosso talmente cupo da paralizzarmi: sembra un’enorme chiazza di sangue rappreso. E’ un presagio di qualcosa di sinistro che deve accadere, oppure il segnale di un fatto già compiuto? Di certo qualcosa di funesto aleggia lì intorno.
Cerco di riprendere il controllo ma un rumore mi sveglia.

08 agosto 2006

Poesie / Uno specchio come il mare

Uno specchio è come il mare,
reso opaco da anime inquinate,
da visi abbruttiti e sconvolti dalla violenza,
da mani lorde che si protraggono
per toccarlo ed ungerlo.

Sventura a chi ne sente il fragore della distruzione,
a chi ne vede i cocci geometricamente sparsi
che riflettono mille volte un'immagine
come le facce di un diamante penetrante.

Duplica l'uomo ed i suoi oggetti,
fa annegare...

Invocazioni d'aiuto.

Sciabordìo dell'acqua
che si chiude sopra una mano
tesa ad afferrare il maestrale.

silenzio...

Quasi come una divina allucinazione,
ti vedi un dio immortale.
ma lo specchio è come il male,
come il mare che ti trascina giù,
giù nell'acqua inquinata da petroli
che ti scendono in gola,
ti penetrano nelle orecchie,
nel naso, sugli occhi sbarrati...

E ti senti unico,
il dio dello specchio,
mortale.

Un dio mortale.
che ha musica nella sua bocca piena di benzina,
senza sentirsi,
senza vedersi nello specchio,
una canzone ecologica.

In fondo,
lo specchio è come il mare:
fa sognare ed annegare.

04 agosto 2006

Poesie / Prendo la notte

Prendo la notte
strada senza ritorno
mentre dibatte
questo nuovo giorno

amami, ancora
non troppo distante
il tuo sapore
dolce che mi avvolge,

come si fa a morire
quando si sente dentro
tanta vita?

Ferma su questo cielo
piango la notte
cercando il sole
che non vuol cadere

Lasciami mani
ancora e dolci baci
dammi dimiele
fresca la tua voce

Io non so ancora
prendere la notte
e le mie ali...
non volano più

03 agosto 2006

Poesie/Luna beffarda

Che guardi luna da lassù,
col tuo ghigno beffardo,
gioconda ammaliatrice
d’esseri che mi calpestano,
nei giorni confusi
e nelle notti cupe,
tempo su tempo…
Più non sopporterò
la tranquillità del tuo mare
mentre il mio mi scava l’anima,
né potrai nasconder più
il vero volto tuo
dall’altra parte, nel buio.
Giunto è il momento:
avvicinati a me,
con la tua solita indolenza,
annulliamo la distanza
che tra noi giace
da tempo immemore oramai,
non essermi più satellite
ma entra in me
come agognato amante
e l’universo sarà nostro,
finalmente.

Riflessioni /in morte di Chiara

Gracida una cornacchia, che mi divora l'anima.

Tutto mi parla di te, in questo gorgo dove volontariamente mi sono infilata. Come quando ho partorito, e stringendo la mano di mia suocera gemevo "Basta.. basta.." per volermi sottrarre a quella sofferenza. "Basta che? - mi diceva lei - ormai ci sei!?"

Ed il mio ventre duole allo stesso modo.
Sto partorendo? A me sembra di dover morire.
Neanche la poesia potrà aiutarmi.
Ancora un lutto. E nessuno può capirlo, quanto di giustizia sia difficile spegnersi dentro.

Come spegnere il sole e rimanere al buio stordita.

Tu ci sarai sempre, dentro me. Non ho paura a usare questa parola. E' proprio quello che sento, un amore che non può morire, grande come il sole, come i colori dell'arcobaleno - così bello lontano ed inafferrabile - come tutti i sogni piegati per bene dentro il mio cassetto più segreto.

L'amore non finisce in un momento.

Ma Tu.. Tu era tempo che te lo aspettavi. Mi scrutavi ogni tanto, guardingo, sospirando poi quando io ti davo conferma del mio incondizionato amore. Senza impegno, ora mi rendo conto.

Quanto è facile amare, certe volte. Quanto è difficile farlo quando decidi che per amore muori oppure fai morir l'amore. Per il rispetto di quel sentimento che a volte così poco si accomuna al vivere quotidiano, ma rimane fra le righe di sospiri e di promesse eterne da condividere.

Gli uomini sono più bravi di me. Loro mi cancellano facilmente, privi degli sbalzi ormonali che a tratti mi avvinghiano il basso ventre facendomi urlare di lacrime e dolore - fino a desiderare di morire.. - loro riescono a scrivere parole di amianto che non mi uccidono per le ferite immediate, ma si annidano dentro rosicchiandomi l'anima. Come quella cornacchia che tutt'ora gracida.

Non sono un uomo.
Amo da donna, consumandomi il viso di mani che asciugano lacrime e pensieri di dolci momenti, cercando di rimanere asciutta - infine dovrò pur riuscirci?! - nell'animo privato di emozioni.

Chiara muore, lentamente spenta dalle scelte.

Poesie / Nella mia imperfezione

Pensiero, parola, gesto,
sprecati e abbruttiti,
nella melma
di una verità impaludata.

Azioni, grandi contraddizioni,
verità e bugie,
ansia assolata,
imperfezione mai placata.

L’anima venduta,
dignità e pudore allo sbando,
aria contaminata,
imperdonabile egoismo.

E questa impefezione,
drago preistorico,
politico corrotto,
mi nega la piena libertà…

…sì, me la nega!

02 agosto 2006

Racconti / non so volare

Avrei voluto essere una di quelle donne decise, ma capaci di rassegnarsi, e con la vita piatta, che sanno sempre dove va messa a posto ogni cosa e comprano armadi giusti di dimensione, dove ordinare scatole (giuste di dimensione!) in gradazione organica di colori.

E non sono.

Sono sciatta, disordinata e spesso infelice di me, quando sento invece la necessità di un ordine superiore che mi conduca a mettere tutto a posto finchè vivo.

Indipendente fino all'osso, altrettanto desiderosa di dipendere, mi lascio amare, amando con tutta me stessa fino ad esaurirmi totalmente.
O forse è solo la fiducia quella che poco a poco viene meno. Quando si conosce qualcuno talmente bene che prima o poi la bilancia dei difetti diventa tanto iù pesante di quella dei pregi. E allora che si fa?
Non so. Ammiro la gente che alla crisi del 4 anno (eh.. lo dice Alberoni. Le crisi moderne sono al 4 anno e non al 7) si ferma, riflette e poi supera tutto a piè pari, come se nulla fosse accaduto, dopo aver allagato il mondo di vittimismo inutile.
Io, vigliacca che si trincera dietro non so quali scuse, aspetto giocando fino all'ultimo le carte del 'nemico' ed alla fine distruggo l'intero castello per cominciare una nuova partita.

Giocatrice sporca? Mi chiede chi ancora non mi conosce. Fin troppo pulita, credo invece. Non so rimanere nei miei dubbi e quando non mi piaccio più finisco per ricominciare tutto da capo.

Non so volare dietro ai ghirigori di chi smette di seguire i miei sogni per inventarsi favole in cui credere davvero. Non so inseguire chi prima era orientato esclusivamente a me ed ora sembra orientato solo ai soldi, come se potessero riscattare un'intera vita.

Allora apro le braccia libero quell'intrepido volatile disinteressandomi dei suoi voli, che più non mi riguardano. E mi abbandona presto anche la gelosia che in genere mi stringe il cuore fino a farmi male.

*I libri! ora.. a chi devono andare?* penso, mentre naufrago sui relitti di un amore che scopro di giorno in giorno esser finito già da diversi mesi. E quando scavo, il puzzo viene su fino a far male.

Vorrei invece sotterrare tutto come un bel funerale, piangerci sopra un poco e poi riprendere a vivere la vita.

Sono egoista? Forse si, penso ai libri da dividere.. ed alle foto. A chi vanno le foto quando un amore finisce? Ricordi colorati che sbiadiscono piano (troppo piano) nell'immenso niente che rimane dopo lo Tzunami.

Che voglia di ferirlo, di dirgli quanto io stia male per colpa sua. Eppure sono io che l'ho voluto.. lasciandolo lentamente e respingendolo sui bordi del talamo fino a fargli imparare che poteva resistere anche lui nel freddo del non-amore. Capite quando dico che sempre è ogni giorno? Si costruisce con fatica, rinuncia di se' e dedizione perchè appena si abbassa la guardia e si smette di amare l'altro specularmente fa esattamente lo stesso.

Nessuno ama se non è amato.

E dopo ti guardi nello specchio vuoto che rimane. Si, perchè un amore che finisce è sempre un po' uno specchio che si frantuma sotto i tuoi irriverenti sguardi. E lì per li ti senti liberato, nudo riprendi a vivere, toccando con lieve mano la libertà che esonda dal nulla.

Senza specchio.

Lui che ti guarda è te, con i tuoi occhi, pian piano indifferenti. Tu che lo guardi sei per lui quel mondo in cui operare, agire, senza fretta.

Amore, sei tu? Sei tu che prima aspettavi tutto il giorno solo per vedermi sparire dietro la mia porta di casa, ed oggi mi abbandoni imprecandomi contro per un ritardo di 10 minuti a pranzo?
Amore..

E non è coccole, non specchio, dicono. Non è trovare forza dallo sguardo compiaciuto ed orgoglioso di chi ami? Non è il volare, per arrivare sempre a nuovi traguardi insieme? Scambiarsi le opinioni sulla gente, complici amanti nascosti nelle spoglie di una normale coppia.

Ma guai a pensare che possa durare per sempre, perchè sempre è ogni giorno.. e ogni giorno può finire.

Fumolento/ Appunti utili Cigar Clubs

www.clubdelsigarocaserta.splinder.com

http://fumolento.splinder.com/

Fumolento / I formati dei sigari


Riportiamo quanto trovato in rete in merito al formato dei diversi sigari:

Esistono almeno 60 diversi formati di sigari avana, ma in linea di principio quelli convenzionali si possono ricondurre ad una dozzina.
Il rapporto tra la lunghezza del sigaro ed il suo diametro si chiama vitola.
La lunghezza di un sigaro avana può variare dai 10 ai 23cm ed il suo calibro va da 26 a 52. Per calibro si intende lo spessore del sigaro la cui circonferenza si esprime in termini di 1/64 di pollice (1 pollice equivale a 2,54cm). Quindi, se un Montecristo n.4 ha calibro 42 significa che ha uno spessore pari a 42/64 di pollice.
La tabella qui a fianco riporta i formati fondamentali dei sigari.

Come curiosità possiamo citare il sigaro avana più piccolo mai prodotto che è un Corona Bolivar di 4cm mentre il più grande in assoluto è lungo 1,70m prodotto per un sultano e conservato nel Museo del Tabacco di Bunde in Germania.

fonte: http://www.vinoinrete.com/sigari/home.htm

Poesie / Sete di te

Sete di te
non è che sensazione,
come la fame,
come la passione.

Sete di te,
che dormi e mi racconti
la vita che non ho
in quei tuoi sogni.

Avere sete
di te, che eccitazione!
E berti piano
senza esitazione......

fonte d'amore
che mi fa sognare.

01 agosto 2006

Racconti / Il respiro dell'anima

Si rigirò sul letto sfatto, mentre il sole dell’estate filtrava timidamente fra le inevitabili fessure dei vetusti scuri. Mise il braccio sotto il cuscino, tentando inutilmente di assopirsi e di strappare così un ultimo breve sogno alla sua dibattuta e combattuta realtà. Si trattò di un breve tira-e-molla, poi il suo lato cosciente - e razionale - prese il sopravvento e si trovò seduto, in mutande, sul bordo del letto.

La testa era pesante, grazie alle innumerevoli birre che l’avevano accompagnato nelle ore più buie e più fresche della notte. Il cuore, pure lui pesante e lacerato da veloci e immaginari amori, batteva sordo nel petto. Lo sentiva pulsare chiaramente nella grande casa silenziosa che era il suo corpo. Si alzò e andò in bagno. Il contatto dei piedi nudi sul pavimento fresco era piacevole, come l’acqua sul viso. Si guardò allo specchio: niente barba. Non ne aveva voglia, aveva poca voglia di fare qualunque cosa. Pensò, di sfuggita, e con un po’ di angoscia, alle bici in garage, mentre sorseggiava un caffè, il primo di quel giorno. Sfogliò distrattamente un libro di Fernando Pessoa.

Lesse: “Esiste una stanchezza dell’intelligenza astratta ed è la più terribile delle stanchezze. Non è pesante come la stanchezza del corpo, e non è inquieta come la stanchezza dell’emozione. E’ un peso della consapevolezza del mondo, una impossibilità di respirare con l’anima”.

Inspirò profondamente, avvertendo la piacevole sensazione dei polmoni che si gonfiavano. Anni prima, quando ancora fumava, non ricordava di profonde respirazioni, ma blocchi di catrame nel petto, chiodi piantati tra le costole. Ci fece caso, la sua anima non respirava. Era occlusa, inquinata da chissà quali veleni, proprio come lo erano stati i suoi polmoni, anni prima. Ma tornare a farla respirare liberamente non era una questione da poco, non bastava la volontà, ferrea, di rinunciare alle sigarette, di buttarle nel cesso una volta per tutte. Il nemico era un altro. Il nemico era molti nemici. Subdolo, invisibile, tenace, cinico e sfuggente. Non poteva e non riusciva a dargli una fisionomia, un aspetto, ad identificarlo con qualcosa o qualcuno. Non la vedeva, la bestia feroce che gli teneva il cuore tra gli artigli e l’anima tra le fauci. E più lui si dibatteva nel tentativo di liberarsene, e più la bestia stringeva dolorosamente la presa.
Il cane gli si avvicinò, scodinzolando, era felice di vedere il suo amico a due zampe. Lui gli diede una grattatina affettuosa dietro le orecchie e il cane lo seguì, camminandogli a fianco, mentre passeggiava per il cortile, con una ridda di pensieri che gli affollavano la testa e che gli appesantivano, come macigni, il cuore. La vita, in certi momenti, diventava un insostenibile logorìo, se ne rendeva conto, e pensò che non temeva la morte, in sè. Quasi sicuramente rappresentava la liberazione da mille scomodi fardelli, da milioni di inutili pensieri, non solo una separazione, bensì una comunione, l’incontro-scontro finale col suo io, col suo ego. Ci pensava spesso, alla “mietitrice”, ma non si sentiva ancora pronto ad incontrarla: per quanto la vita lo logorasse, per quanto poco capisse sé stesso e la sua esistenza, non era ancora pronto per un salto di quella portata. Preferiva rilassarsi tra una battaglia e l’altra, tra un pensiero nocivo e l’altro, pedalando o camminando nella Natura, tra le braccia di colei che considerava la sua grande, tenera, Madre. Preferiva passare il tempo con i suoi fratelli alberi, coi suoi fratelli animali, con la sua anima di uccello notturno. In quei momenti apprezzava infinitamente il fatto di vivere e provava una profonda, sincera, gratitudine per Colui che aveva creato tutto, che aveva permesso che nascesse. Si sentiva felice, libero, la sua anima sembrava respirasse un po’, sembrava, ma probabilmente era davvero così. Con l’aria in faccia e un cielo sopra la testa tutto appariva diverso, anche se pioveva e la luce del sole era pallida, confusa dai nuvoloni grigi che sembravano saturare l’ambiente.
“Il tempo è come i pensieri, passa inarrestabile. Bene”, pensò, mentre si sedeva alla sua scrivania e sceglieva la sua penna preferita dall’affollato portapenne, “proviamo a fermarlo, almeno per un istante”, e cominciò a scrivere. “Si rigirò sul letto sfatto, mentre…”

Poesie/Legna per l'inverno

Legna per l’inverno

I giorni che si accatastano
sordi, invisibili, silenziosi,
uno dopo l’altro, per l’inverno,
come rami recisi e lasciati avvizzire
nei recònditi boschi della memoria.

L’inesorabile passo del tempo
che si abbatte sprigionando
mille rumorosi echi
nel turbolento pavimento dell’anima,
sollevando polvere
e lo stantìo odore dei ricordi.

Poesie /Un Amore

Aveva grandi occhi di nocciola,
labbra carnose a regalar sorrisi.
Il ciglio arcuato a incutere terrore
in uno sguardo ironico e crudele,
oppure steso a farti innamorare.

Mani grandi piene di musica e silenzi.
Mani grandi piene di vene ed ossa e muscoli,
unghie e dita.
Il pianoforte sempre aperto nero
di ebano e candido di avorio.

Lui era un grande ed era anche un bambino
ed era forte da avere anche paura.
La poesia a fargli da nutrice,
la musica a condurlo in cima al mondo,
una donna, mille amori, la sua vita.

Aveva grandi occhi di nocciola,
spalancati sul letto quella sera,
la testa alzata a chiedere perdono,
la mano in cerca delle mie carezze.
Era in attesa.

La morte è giunta lesta e se lo è preso.
Chiuso nell’ebano, ora il piano tace
un luttuoso silenzio, per me, che non ho pace.
Mi assorda ancora il rumore della sua voce muta
che in quel silenzio ora chiede solo luce.

Aveva grandi occhi di nocciola, adesso spenti.
Era un amore: il mio.

Era mio padre.

28 luglio 2006

Fumolento / Gelato al Toscano

Trovato un sussurro in rete.. qualcuno ha assaggiato il Gelato al Toscano, presso la Locanda Liuzzi di Cattolica.
Per prepararlo sembra che "utilizzino il "riserva" che lascia il "raschiorino in gola" tipico del sigaro!" [fonte http://www.cigarassociation.it/home/default.asp#ForumLink]

Così ne parla il Touring Club Italia:
http://www.touringclub.com/ITA/viaggiatori/questa_settimana/archivio/2005/27_aprile-3_maggio.aspx

Locanda Liuzzi Cattolica, via Fiume 1 (angolo via Carducci), tel. 0541830100
Chiuso giovedì (in estate, sempre aperto)
Prezzo medio 35 euro
Titolare Raffaele Liuzzi (anche in cucina), Sabrino Di Rienzo

La ricetta
g 100 di panna
3 tuorli
Un grammo di tabacco
g 40 di zucchero
g 10 di sherry Pedro Ximenez

Bollire la panna con il tabacco e lo sherry. Montare i tuorli con lo zucchero. Versare la panna sui tuorli e far girare nella gelatiera (in alternativa a mano).

27 luglio 2006

Fumolento / Appunti utili - rivendite

Elenco di rivenditori consigliati [da altri, in rosso quelli che io ho conosciuto, in grassetto i miei preferiti] a Roma:


http://www.andreadisilvestro.it/sigari/tabaccreg.php?reg=Lazio

FINCATO FAUSTO: VIA COLONNA ANTONINA 34
SALTARELLI OLIVIERO: VIA CASILINA, 1914/A
DIONISIO MICAELA - BAR CANOVA: P.ZZA DEL POPOLO, 16
DI RIENZO TIZIANA: SALITA DE` CRESCENZI 3
NASPONI FRANCESCO: VIA MARCO BESSO, 12 - 14
CIPRIANI MARCELLO: PIAZZA BARBERINI 7
LUPIDI ENZO: P.ZZA G.VERDI 2
PAOLANTONI SERGIO: PIAZZALE K. ADENAUER 12
DIOTALLEVI ETTORE: VIA TAGLIAMENTO, 74/A
CAPUANI SERGIO: PIAZZA ISTRIA 1
CAPOLEA GIANSANTE: VIA SEBINO, 31
SERPILLI CESARE: VIA SOLFERINO 4
BENINCAMPI LAURA: PIAZZA NAVONA 75
VANNICELLI CARLO: VIALE G. MARCONI 600
SANSONE GIANLUCA: V.LE GIULIO CESARE, 181
PALLOTTA DARIO VIA PIAZZALE PONTE MILVIO N.22
MORICONI BENEDETTO: VIA LOMBARDIA 13
MARRA STEFANO: PIAZZA SANTIAGO DEL CILE, 22
LAGANA` GIUSEPPINA: P.ZZA DI S. CLAUDIO, 166/A
GANDINO GISELLA: VIA F. CIVININI 99
DELLA LONGA ENRICO: VIA COLA DI RIENZO 164
CINARDI SILVIO: VIA DELLA SCALA, 10
CESARETTI EMANUELE: VIA CALABRIA, 8/A-10
CASSANO LORENZO: VIA L. LILIO, 87
BIANCHI PAOLA: PIAZZA COLA DI RIENZO 83 A
AURELI DANIELA: VIA DELLA BUFALOTTA, 168
GREGORI MAURO: PIAZZA DELLA ROTONDA, 80

Segnalati a Bologna

ROBOTTI ANGELA TAB. PASCAL VIA DELL' ARCHIGINNASIO, 2/B BOLOGNA
NERI LAMBERTO- bar MINIME' VIA A. COSTA, 204 BOLOGNA
TABACALERA PARIDE VIA RIVARENO 76 BOLOGNA
TAB. LEONCINO DI GALLI FRANCA VIA MARCO EMILIO LEPIDO, 186/20 CEN BOLOGNA
POMENTALE MASSIMILIANO P.ZZA MAGGIORE, 5/A BOLOGNA
BOLOGNESI ANNA MARIA - TAB. MANUELA VIA TOSCANA 26 C BOLOGNA
PERULLI PAOLA - TAB. DEI TRIBUNALI P.ZZA TRIBUNALI, 5 BOLOGNA
MANFRINATO ANTONIO TABACCHERIA IL VIZIO VIA BENTINI 59 BOLOGNA


Detto da me / EF Storia di un disastro

Ho deciso quest'anno di premiarmi con un corso di lingue all'estero. Londra, anzi, Hastings, ridente cittadina sulla costa che mi veniva proposta dalla E.F. Educational.
Catalogo molto convincente, prezzi relativamente contenuti, parto con il primo tentativo di iscrivermi - via internet, sito molto ben fatto- siamo agli inizi di Aprile, quando la primavera torna a riempirmi di energie e voglie di fare.

Mi giunge una simpatica email di risposta automatica informandomi che da li a qualche giorno sarei stata contattata da qualcuno per dar seguito alla mia pratica.

Passano i giorni ed io non sento nessuno. Ma sono testarda, pigra ma testarda. Così decido di superarmi, nonostante l'esperienza mi dica sempre che il buongiorno si vede dal mattino e questi disguidi potrebbero esser segno di scollegamento organizzativo. Telefono a Milano, indirizzo e telefono trovati sull'ottimo sito. Personale efficiente mi spiega che devo però rivolgermi a Roma, mia sede di competenza.

Telefoniamo a Roma, dunque. "Certo, facilissimo, mandi un fax a questo numero, con il modulo di richiesta che può scaricare da internet" (sito meraviglioso). Fatto.

Ancora giorni, che passano mentre io mi dilungo entusiasta a parlare con tutti di questo mio bel viaggio "premio" che mi impegnerà per metà delle mie ferie - ma che bello! vi rendete conto? - e che mi renderà migliore e più felice.

Pur non ricevendo conferme o la famosa documentazione che - mi avevano spiegato - doveva giungermi e nonostante non abbia ancora versato una sola lira.. decido di prenotare l'aereo, con Ryanair, per evitare di pagare chissà quanto alla fine. 120euri pagati online.

Sabato 15 luglio fa caldo a Roma
. Molto caldo. Asfalto che si scioglie sotto i miei tacchi a spillo. Ancora una volta supero la mia pigrizia e decido di raggiungere (rigorosamente a piedi, visto che con l'auto non si può arrivare fin li) piazza dei santissimi e onorabilissimi apostoli. Turisti e foto, bimbi dentro le fontane.

Raggiungo la sede della E.F. per scoprire che il personale che segue i corsi per adulti non presta servizio il sabato. Già qui l'irritazione mista a perplessità emergono prepotenti "Possibile? Gli adulti che fanno corsi all'estero .. in genere lavorano dal lunedi al venerdi, possono occuparsi di se stessi solo il sabato... e quindi sarebbe più normale che quel personale ci fosse magari il sabato e non il lunedi per esempio!?" mi dico, ma evidentemente l'"organizzazione" funziona così.

Mentre attendo con pazienza che una gentilissima signorina si occupi di me, assisto - me nolente - alle recriminazioni di una mamma infuriata che ha visto la figlia spedita anzichè nel paradiso della global comunication proposto dal sito e dal catalogo, in un diverso albergo. Nonostante cerco di non impicciarmi per non farmi turbare nel mio proposito di perseverare con il mio viaggio premio, percepisco termini forti come "pubblicità ingannevole" riferiti allo scambio senza preavviso di cui sembra esser stata vittima la figlia di qusta donna. Grazie a quello strano transfert che puntualmente fanno le mamme, non posso evitare di pensare che "Cavoli.. l'anno prossimo avrei voluto mandarci Giulia - mia figlia, 11 anni - temo che non sia il caso.."

Vedo il mio premio sempre più lontano.. ma la gentile signorina, controllata la mia pratica, mi confessa che non è in grado di dirmi niente senza l'intervento delle colleghe assenti e mi promette, dopo aver verificato i miei recapiti telefonici, che il lunedì sarò chiamata per chiarire. Io avrei anche pagato la quota di iscrizione, trovandomici. Tipo.

Inutile dire che lunedi non sento nessuno, martedi decido di inviare una email alla sede di Milano, lamentando la disorganizzazione e la totale mancanza di assistenza avuta e arrendendomi all'evidenza di dover rinunciare al mio atteso premio. Una sofferenza che mi costerà, oltre alla beffa, anche il danno di 120 euro, spesi per il biglietto, e che probabilmente non potrò farmi rimborsare.

EF mi risponde la sera stessa [che tempestività, ora eh?] sostenendo con serafica tranquillità le ragioni dei loro orari di lavoro (per carità, ognuno sceglie i propri orari di lavoro..) e rassicurandomi che la mia pratica è aperta e l'iscrizione confermata.. [peccato che tuttora io non abbia nulla in mano], che ho firmato un contratto e che quindi in caso di rinuncia ci saranno penali da pagare.

Pure.

Ho mandato un telegramma ufficiale, leggendo i caratteri corpo 5 (forse 6) con cui erano scritti i termini del contratto, per essere nei termini di legge nonostante il fatto che non avendo pagato nulla, sempre secondo quegli stessi termini, di fatto la mia pratica sarebbe stata bocciata.

Ed ora attendo. Ma ho già pagato. Con il 'premio' non avuto e soldi spesi a ufo per l'indifferente incompetenza di qualcuno.

26 luglio 2006

Poesie / Senza tempo.

Ho sentito sciogliersi
lacci senza tempo sbriciolati
come la polvere di certi libri in cuoio
che sgretolano pagine malmesse.

Ho sentito bruciare
giorni senza noi, senza futuro
come vento caldo che non sfiora
neanche un lembo di pelle
rimanendo vuoto inutile
tra le dita.

Ed ora sentro l'ansia
di questo vuoto sospirato d'anima
che vola da sola e guarda te distante
meta e metà ormai sacra
che mi divora giorni
senza tempo.

25 luglio 2006

Riflessioni / Sono una chimera

Sono una chimera, leggera e senza tempo.
Angolo di paradiso per chi vuole ispirarsi questa sera. Senza parlare, solo lentamente far l'amore.
Ma non chiedermi tempo, per favore.

Posso volare in alto, rapida e agile, come rapace furbo predatore. Posso cader veloce ed in picchiata trascinarti meco, pur nelle spire di cocente amore.
Ma non chiedermi tempo, per favore.

Vivo la vita per la sua larghezza, prendendo a morsi avidi le gioie e digerendo male i malumori, che mi dischiudon dentro l'amarezza.
E quando questo accade, in genere sparisco da me stessa. Come chimera muoio e come fenice il giorno poi risorgo.

Troppe parole a volte fanno male. Dammi silenzio, ora. Per favore.

18 luglio 2006

Poesie / Con tutta la passione che mi ispiri

Ti lascio un dolce bacio
con tutta la passione che mi ispiri
mentre la pioggia
spegne di noi

parole

15 luglio 2006

Fumolento/ Iseo e cigar club

Quando si dice la fortuna.. ! Forse (ma cambiando sesso?) potrò apprezzare due delle mie più grandi passioni insieme: sigari e lago di Iseo!! Leggete qui!

14 luglio 2006

Fumolento/ atto primo


Ho conosciuto Arma in un appuntamento al buio. Cercava donne fumatrici di sigari cubani con cui condividere ed ampliare questo piacere.
Io nel mio consueto ritardo,lei splendidamente seduta da Palombini all'Eur, che mi aspettava tatticamente dotata di libro "Sigari!" in bella vista.

Capita di riconoscersi immediatamente in una persona, al primo incontro, e così è stato con lei...

07 luglio 2006

Racconti / Cinema spot

Ho caldo.
Può solo l'odore di questo desiderio caldo estivo rendermi così instabile e fremente? Tra gambe umide sotto la tela fine della gonna, sento bagnarsi l'anima, gonfiarsi l'immagine in me della mia voglia....

Tempo presente / ancora un giorno qualunque

"Ancora un giorno di comunicazioni storte" ho pensato stamane, quando ho cominciato la giornata. Il telefono ha trillato di messaggi.
Tutti molto carini ma nessuno di quelli che aspettavo.
Non mi spavento più a non ricevere un messaggio che attendo, quindi ho risposto cortesemente alle carinerie e inviti della giornata, preparando una bella colazione a letto per il mio gioiello più grande.

Giulia mi ha guardato sorridendo e accoccolandosi ancora di più tra le coltri, nel fresco di questo ottobre romano che ancora non è gelo.
Colazione rapida e via, nella frenesia delle giornate infrasettimanali dove scuola e lavoro tirano la gonna recitando i tempi della giornata.

Pensavo, tra le mille corse mattutine, alla lettera che dovrei scrivere, piena di polemiche e verità nascoste, quelle che lascerò a lui quando sparirà per sempre dalla mia vita (e casa).

Mi chiedono, gli amici, come faccio a vivere sotto lo stesso tetto con una persona che ho lasciato non più di tre mesi fa. Civili e rispettosi fino al punto di andare a prendere il caffè la mattina al solito bar. Quanto mi faceva male i primi giorni!? Eppure non ero più innamorata di lui già allora. Ma le abitudini piacevoli sono le ultime a lasciarci facendoci soffrire come se stessimo abbandonando il paradiso.

Paradiso.. troppo bello per durare. Nessuno riesce a tenere una maschera per sempre ed io, che le maschere le odio infrangendole spesso direttamente sul mio brutto muso, figuratevi se potevo sopportare la sua.

La tv mi stordisce con le notizie del giorno. Politica e camorra... Miami a un passo dall'uragano (o il contrario?)... Gente che muore e che vive, come ogni giorno, in guerra.

Di te l'immagine
è mani sul manubrio
e vento tra i capelli sulla moto.
Righe di lacrime invisibili
mentre mi lasci
ma non lo capisci

dietro bugie
che sono valanghe
addosso a questo amore
nato dal nulla
che ora nel nulla
se ne va a morire

Mi chiedo perchè la gente non riesce ad essere completamente chiara e trasparente. Anche io appartengo alla gente.
Forse è solo che tutto sommato rende noiosi. Sapere tutto di se' e metterlo a disposizione degli altri. Ma poi capita di cercare qualcosa, la più ingenua delle cose distante mille miglia da qualcos'altro che non vorresti trovare. E invece ti imbatti in parole, verità che squarciano mantelli sulla notte.

Forse è questo che è capitato a lui, cercando tracce di me sotto i diversi nomi in cui mi ritrovo.. Kristine per esempio. Ed è approdato ad AE, probabilmente, il gioco di ruoli fatto per chi come me non vuol crescere.

Ma è un gioco, era un gioco. Sicuramente diverso che iscriversi ad una chat fatta ad hoc per incontrare gente - chat per single - mentre ancora sei, almeno in apparenza, legato ad altri.

Oggi poteva essere un giorno migliore, ma ho deciso di rovistare nel fondo fangoso della mia anima e tirare fuori le ragnatele.

A volte lo faccio, anche quando so di sbagliare.
Potrei parlare di sadiche aspettative, quando cerco di osservare negli altri le reazioni a miei comportamenti autolesionisti.
E mi da calore scoprirmi amata in modo schietto e sincero.
Pensare che non vorrei altro che rifugiarmi in un comodo lettone, tirare su le coperte e dormire, lasciandomi andare al nulla dei bei sogni.

Ma quanti anni ancora mi tocca vivere? La gente non lo capisce che per me è una sorta di punizione. Rimanere qui, appesa alle ansie ed ai timori delle passioni umane.. certamente dolci, non lo nego, eppure così terribilmente amare a volte!

Domani sarà un giorno migliore.
Domani che non ho te, chiuso nella griglia dei tuoi presenti. Vite che io non condivido, che mi escludono giorno per giorno crescendomi fuori.

Che strano puzzle, la mia vita. Se prenderò un giorno tutti i rimasugli che riesco a trascrivere sulla carta e li metterò insieme, appena prima di morire appunto, credo ne verrà fuori un bel pasticcio, di tempi sfasati e frasi fuori luogo.
Ed è così proprio tutta la mia vita. Tempi sfasati e frasi fuori luogo, mentre mi approprio del riflesso della vita altrui.

Basta così. Amo, questo è tutto.

06 luglio 2006

Riflessioni / donne 3

Dico ...

he di uomini si muore. Avete mai fatto caso come sono bravi loro a negarsi, non appena hanno capito di aver fatto presa sulla vostra psiche debole di donna? prima seduttori, si avvicinano facendovi sembrare di esser sempre presenti e pronti a togliervi di dosso ogni problema.
E più siete donne autonome, più vi lasciate bene abbindolare perchè ogni tanto anche la donna forte vorrebbe esser sorpresa di trovare un uomo capace almeno di eguagliarla.

Ed ecco la magia. Da donne seguite quasi inseguite a tratti.. vi ritrovate appese ad un telefono che non squilla più o lo fa di rado. Allora cosa fa la donna forte? Cerca immediatamente un bel rimpiazzo, anzi due che non si sa mai. E affoga i dispiaceri di un amore desiderato e perso nel gustoso sapor di amori sconosciuti. Si, perchè non ha mai senso lamentarsi, dannarsi l'anima per chi non ci segue. La donna, soprattutto quando è bella, viene trattata peggio di una pezza.

Certo, negli occhi di colui che amiamo vediamo tutto il mondo che vorremmo. E se lui è bravo a farci innamorare sa bene tender lacci e paraocchi. Tra le menzogne crea una vita credibile, che scivola silenziosa e puntuale sulla pelle. Ma quanti dubbi, se già sei passata per le mani di un bel seduttore.

Mi dite voi a che serve un fidanzato se non si può chiamarlo quando occorre? E questo 'occorre' è termine sottovalutato. Perchè può 'occorrere' anche solo per sentirsi dire "Buongiorno amore" o per perdere tempo quando l'ansia del mondo ci opprime e vorremmo solo una persona amica in grado di assecondarci.

Se siamo donne forti in cinico mode on allora reagiamo a questa totale inadeguatezza dell'uomo medio (seduttore o no) trovandoci una comoda storia clandestina con l'uomo bello e impossibile da cui sappiamo già - tacito accordo - di non poterci aspettare quel tipo di cose sopra citate.

...to be continued

05 luglio 2006

Poesia / Scrivere


"E scrivere
..scrivere fino a perdere
il fiato, fino a rompere
gli argini del già detto
e quel che è peggio, dopo,
leggere.


Spesso mi scrivo sotto
come se non bastasse
tutto questo."

27 giugno 2006

Poesia / Gelido come...


...un macigno di granito e ghiaccio
è caduto proprio accanto alla mia porta
con un tonfo sordo, cupo.
Ha aperto uno squarcio nelle mie parole,
lasciando al loro posto il silenzio
tiranno e maligno


silenzio che pesa come un macigno
di panna soffice e schiuma
leggera e candida come è solo la neve
anch'essa gelida e feroce quando vuole
oppure energica e vitale neve.

Non temo il gelo delle parole chiare
temo la notte ed il silenzio oscuro
le labbra strette delle persone care
gli occhi dispersi senza luce e amore.

Possa il macigno trasformarsi in polvere
e dalla polvere come fenice sorgere
la nuova vita di nuove parole,
di sguardi e abbracci e guerre e caldo amore

26 giugno 2006

Riflessioni / Donne 2


... ma anche l'uomo più "uomo" tale resta nel bene e nel male, condito di difetti (agli occhi delle donne) che lo rendono spesso una forte tentazione di cucciolo.

Mi spiego.
Come fa con i cuccioli, spesso, la donna adotta subliminali processi di educazione e conformazione del comportamento. Processi di cui entrambi li attori non si rendono normalmente conto e che nei decenni più recenti hanno pian piano trasformato l'uomo in un bimbo eterno, che passa tranquillamente dalle mani della mamma naturale a quelle della mamma/moglie.

Poche donne comprendono a fondo questa tentazione naturale e cercano di esimersene. La maggior parte di loro non sa neanche immaginare quanto ciò sia dannoso, perchè crea nel futuro una finta dipendenza dell'uomo, trasformando il menage familiare in un asilo di infanzia.

Io sono per la piena democrazia del rapporto. Io donna, tu uomo. Liberi di amarci e di sbagliare. Liberi di dare le nostre priorità e scala di importanza a ciò che quotidianamente ci affligge. Pur nel dolore, a volte grande, di notare in silenzio quanto queste priorità siano all'opposto nell'altro, rispetto alle proprie.
Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, recita una legge della fisica. E' la natura, nessuno deve sentirsene ferito se mancando ad un appuntamento l'altra persona diverrà guardinga pur cercando di comprendere razionalmente le motivazioni che hanno condotto alla mancanza.

Perchè è così inutile urlare quanto fa male sentirsi posti al secondo posto. Il sentimento esiste anche senza le parole e tale deve rimanere con i suoi alti e bassi. Le parole semmai possono essere d'aiuto a spiegare che "non si potrà essere presente a quell'appuntamento perchè.. " oppure semplicemente "Contrattempo, non posso scendere."

... to be continued.

23 giugno 2006

Poesia / La poesia

Non è la poesia
a far girare il mondo
o la mia testa
se ti incontro per strada
e riconosco
solo di te sospiri

La poesia rimane
come un sottile soffio
dentro il cuore
nè si regala a chi
non sa goderne

Il mondo è fatto invece
di parole
dure e materia, carne
e verdura, sassi
che fanno male

tanto da spegner dentro
le parole e far fuggire
tutto quell'alone
che alcuni amore altri poesia
soglion chiamare."

21 giugno 2006

Riflessioni /Donne

Alle donne piace vezzeggiarsi e civettare. Mai per un intento finale di conquista. Loro si sperimentano, facendosi le unghie sulla pelle degli uomini, proprio come i gatti - eterni cuccioli - tra una fusa e l'altra fanno pallette di topi incauti e poco svegli.

Anche io sono donna. Mi piace crogiolarmi tra gli uomini, provocandoli lieve e sempre cosciente che pochi di loro davvero meriterebbero anche solo un mio sguardo.

Perchè sono bella, almeno così so apparire. Affascinante se lo voglio riesco ad esserlo ancora. Occhi verdi ma sempre instabili nel cambiare colore a seconda della luce che li raggiunge. E dentro il fuoco. Lo chiamano entusiasmo.

Forse.
Pura voglia di vivere che, quando a tratti d'improvviso mi abbandona, lascia tutti senza parole e me, soprattutti, senza fiato.

A volte però mi imbatto in un Uomo. Raro avvenimento, un Uomo. Capisci di averlo incontrato quando, maliziando timidamente nei suoi occhi, finisci talmente in profondità che risalire è come dopo un tuffo ad una cascata. Una lunga e frizzante apnea....

19 giugno 2006

Oggi ti imparo

Alessandra.
Esistono giorni in cui sembra di essere trasparente. Si, lo so. E' solo un'impressione. Eppure a volte sembra che nessuno ti noti ed una interessante sensazione di euforia ti pervade facendoti sentire onnipotente. Forse così si sentiva anche Alessandra, mentre osservava il panorama scorrere eguale e diverso sotto i suoi occhi, in auto. "A cosa pensi?" le domandai, stanca di ascoltare solo il rumore ciancicato della radio che perdeva di continuo la frequenza. "L'ha fatto ancora..." rispose, senza distogliere lo sguardo dal vuoto avanti a se. Aveva appena parlato con voce sommessa al telefono. Aveva voglia di incontrare Fabio, dopo quasi una settimana che non si vedevano per impegni di lavoro, anche se lui alla fine sembrava aver preferito andare a giocare a pallone con gli amici "Perchè tu sarai di certo stanca, dopo il viaggio..." "Di cosa parli?" chiesi, senza aver ancora deciso se mi interessava davvero. "Ha preso un'auto da un amico. Certo gliela regala.. ma solo di assicurazione pagherà 2000 euro!? Gliel'ho detto che per me è una cretinata, ma niente.. l'ha presa lo stesso! Vedrai che dovrà spenderci sopra un sacco di soldi.." Parlava di Fabio, una storia di appena un anno e mezzo che già faceva acqua a catinelle. Alessandra mi aveva appena finito di raccontare di come sua madre la chiamasse testarda perchè "quando mi metto in testa una cosa non mi smuove nessuno!" ed io le chiesi se le sembrava giusto cercare di costringere Fabio a fare quello che secondo lei era giusto, quando lei per prima non seguiva neanche i suggerimenti della madre "Ma che c'entra! Noi abbiamo tanti progetti.. e finchè lui fa come gli pare non potremo mai metterli in pratica" Tacqui per riflettere qualche istante. Mi domandavo come mai tutte le donne che conoscevo in quel periodo sembravano convinte che mettere al dito un anello desse loro lo scettro per decidere del destino di qualcun altro. Decisi di cercarel e parole per fargli capire il mio punto di vista. "Sai.. a volte trattiamo i nostri partner come se fossero dei bambini. Poi ci lamentiamo quando non si dimostrano in grado di gestire i problemi da soli e ci sentiamo trascurate" esordii. "E' vero!" mi disse con enfasi girandosi verso di me per continuare il discorso che sembrava interessarle. "E' solo che ogni cosa che lui fa.. per me è sbagliata!" "Ma hai provato a lasciarlo fare fino in fondo? Insomma.. - esitai, vista la difficoltà ad entrare nel merito di un discorso che non mi riguardava punto - lascialo sbagliare! E poi.. deciderai se è il caso di continuare a dargli fiducia. Ma come puoi pretendere che cresca e sia per te l'uomo che vorresti, se prima ancora che lui faccia qualcosa già gli hai detto come tu lo vorresti!"

Chiara
Si sistemò ancora meglio sul sedile della mia piccola auto, lasciando il panorama sfuggente al suo destino per rivolgere a me occhi titubanti. "Tu lo sai che è sposato, vero? - esordì senza mezzi termini - e l'incoerenza di tutta questa storia da un lato mi affascina.. dall'altro mi terrorizza" "Io sono solo preoccupata per te - le risposi, senza perdere di vista la strada, mentre dentro cercavo di trovare la calma per affrontare quel nuovo argomento con tutto il distacco che si deve, in favore della mia amica - ho già visto questo tipo di storie finire male. Partono già perdenti. Altre amiche hanno perso un mucchio di tempo dietro le esitazioni di qualcuno che alla fine hanno dovuto lasciare, perchè non riusciva a prendere una posizione ben precisa." Cambiai posizione lasciando per un momento il pedale dell'acceleratore. "Lo so." La sua risposta secca sembrava mettere fine all'argomento, invece proseguì. "La verità è che io non mi aspetto nulla. Non vorrei proprio essere la causa della sua separazione, sai bene come la penso: nessuna felicità può nascere dall'infelicità altrui. Credo che debba esser lui a scegliere che strada seguire. Ma lui non ha mai voluto illudermi, anche per questo lo amo. Però mi ha fatto una promessa: qualora dovesse accorgersi che la nostra strada non conduce ad una vita comune, sarà lui il primo a metter fine al tutto. Ti pare poco? Mi fido di lui..." "Beh.. questo cambia un po' le cose, in effetti - le risposi sorridendo, mentre finalmente sfuggiva dalla mia pelle il vestito da sorella maggiore che questo tipo di vicende mi costringeva ad indossare - l'importante è che tu non soffra... molto. L'amore a volte fa danni di portata enorme" "Ma è così dolce, viverlo. Potresti mai immaginare un giorno piatto, senza quell'adrenalina che ti prende quando sai che dopo pochi minuti lo incontrerai? Certo, è faticoso, a volte complicato come nel mio caso ma.. - esitò sorridendo estasiata dal pensiero che percorreva partendo dalla coda - quanto ne vale la pena, quando la fatica la si compie in due!" "Hai ragione" risposi sorridendo volentieri e lasciandomi trascinare, me nolente, nella dolcezza delle sensazioni che per me erano solo lontani ricordi Guidavo socchiudendo gli occhi per impedire ad una lacrima impertinente di soffocarmi gli occhi. Già.. l'amore. Quella strana mescola di sensazioni e contrasti che a volte rende dolcissimo vivere, altre volte rende desiderabile la morte. Quello era il periodo più strano per me, che mi ritrovavo così spesso a fare da confidente alle amiche eppure in prima persona avrei avuto bisogno di confidare a mia volta i travagli che mi affliggevano profondamente. Fermai l'auto davanti al portone d'ingresso dell'associazione, presso cui eravamo attese quella sera, e attesi che Chiara scendesse, per poi parcheggiare poco distante.

Gaia
Ero già seduta al mio tavolo da più di un quarto d'ora e, nell'attesa che lei arrivasse, sorseggiavo con disinvoltura un fresco calice di prosecco, scavalcando con studiata indifferenza gli sguardi ammiccanti di qualche piacente rappresentante solitario del sesso maschile, quando la vidi entrare allegra e spensierata come una bimba. Aveva sollevato la mano sorridendo, in un gioviale saluto e l'uomo che si trovava tra me e lei si era immediatamente eccitato, vantandosi con l'amico di conoscerla. Gaia non passava inosservata, per quanto a volte amasse condire il proprio aspetto di colorati foulard dal sapore un po' infantile. 29 anni molto ben portati ed una massa di capelli scuri e abboccolati che incorniciavano un candido ovale, su cui sembravano apposti non a caso due verdi smeraldi: ecco il suo ritratto. "Ciao!! Che bello rivederti!" la accolsi con sincero entusiasmo. Mi sembravano passati secoli dai giorni estivi che avevamo condiviso, non molto prima in fondo. Dopo un appassionato abbraccio prendemmo posto al tavolo, scherzando con il cameriere che conosceva bene entrambe. Ed alla fine di una lunga serata di chiacchiere spensierate, ecco la notizia: "Mi sono fidanzata. Non indovinerai mai con chi!" Sorrisi. In qualche modo lo sapevo, anche se la cosa non era poi così scontata. Lui aveva 23 anni ed una vita molto più adulta di lei, alle spalle. Giovane, energico e a volte cinico, ma senza convinzione, un po' per sport, un po' per non morire... Ammirai senza invidia la luce che brillava nei suoiocchi, mentre parlava di come lui si fosse dimostrato subito pronto a mettere in discussione tutta la sua vita solo per farle piacere, anche se non riuscivo a tenermi dentro la sensazione di pericolo che percepivo da questo tipo di dichiarazioni. Quando si è giovani ed innamorati, spesso si confonde l'oggi con il per sempre e si dimenticano tutti i problemi come se una invisibile bacchetta magica avesse il potere di eliminarli. Poi passa l'attimo, la passione sfuma nel vero ed i difetti dell'uno e dell'altra emergono prepotenti e con evidenza sempre maggiore. Diventano sempre più forti le istanze personali e si abbandona quasi completamente quella vena romantica che ci aveva fatto promettere mari e monti all'altra metà del nostro cielo... Quante volte avevo assistito, testimone o protagonista, a questa metamorfosi? Eppure non volevo sfumare i sogni della mia amica nella previsione realistica della loro evoluzione, che io avevo preavvisato nella sua storia e, probabilmente commettendo un grave errore, per istinto cercai parole caute per farla andare un po' più piano, più conreta verso quella costruzione drammatica ed ammirevole che è l'amore. Meglio se non lo avessi fatto. "Kristine, mi stai trattando come una bambina!" replicò secca alle mie parole. Strano come, quando parli di qualcosa di particolarmente intimo e vorresti che il mondo ti ignorasse, improvvisamente tutto intorno tace e ti senti immersa nel "prossimo" fino ai piedi. Qualcuno infatti si era voltato e ci osservava in silenzio. "Beh.. scusa, non volevo certo.. - balbettai sentendomi davvero colta di sorpresa - intendevo soltanto dire che.. è molto facile promettere il mondo quando tutto è rosa, e si è all'inizio di un amore ma.. " "Ma ti ho appena detto che con lui è diverso! - continuò con il medesimo tono Gaia - lo sai, ho già convissuto con altri, ma lui è diverso. Te lo devo proprio dire, Kristine, a volte parti per la tangente e non ti importa nulla di quello che ti viene detto, quando ti fai un'idea.. dev'essere quella!" Parlò tutto insieme, mescolando le carte dei propri sentimenti evidentemente feriti con un ragionamento rivolto a me in modo diretto e privo di mezzi termini che mi spiazzò. Devo essere arrossita fino all'osso. Non mi piace sentirmi invadente e presuntuosa, meno ancora sentirmelo rinfacciare in un modo così diretto. Cambiai immediatamente rotta, con una retro marcia che avrebbe fatto impallidire i migliori diplomatici internazionali e ritrovai la serenità di una piacevole chiacchiera tra conoscenti. Ma dentro mi chiedevo che tipo di amicizia stesse per cominciare, in quel modo così poco schietto che mi era nuovo.

Tempo presente / Nel silenzio

Ma poi cosa è giusto, cosa è meglio..? Lamentarsi di un silenzio assordante, quando più si sente pulsare il cuore e sperare che non solo per quello giungano parole.. oppure sperarne ogni giorno, come si aspetta il sole dopo temporali.

Aspettare.. come sto diventando brava a farlo, io che raggiungevo il sole con pochi passi adesso sto, ferma nel mio guscio di sorrisi fatui e lacrime nascoste. Difesa dalla gente che mi scruta, che cerca segni in me di cedimento. Ma non cedo. Sono già morta dentro almeno un paio di volte e più di così non posso.

Tu, che mi sai dentro, come pochi.. che a tratti incappi in qualche mio urlo sfogato tra parole scritte di fretta, tu che di norma segui tutti i voli ed ora taci, forse nel dubbio che tutto non sia poi così giusto, forse anche tu nell'attesa. Potrebbe essere invece che sono io ad essermi fermata, e tu avanti che non ti sei accorto? No, credo piuttosto di aver fatto troppi passi ed ora sono solamente stanca. Non mi leggere, non so neanche io più cosa voglio dire, tacere, mascherare di me ragioni...

Adesso sto. Nel silenzio.

Poesia /Il mio credo




A volte, quando tutto tace,
mi piace tornare indietro nei pensieri

guardare nei cassetti più nascosti
di ragnatele pieni.. e di misteri.

Perchè così mi appaiono i rimpianti,
quelle passioni mai dimenticate
e quelle ancora non del tutto usate
che restano a giacere dentro il cuore.

Vedo passare nomi sotto gli occhi
e volti amati eppure sconosciuti
parole e voci udite da lontano
che ora non riesco più a sentire.

Non amo dire addio, perchè non credo
che tutto passi senza lasciare tracce.
"Addio" è per i vili e per i morti
per tutti quelli privi di speranza

che cercano la pace nell'assenza.

18 giugno 2006

Racconti/ Miura, una dannazione


“Messere, è una storia triste e crudele la mia, ma se davvero avete in animo di ascoltarla… bene, sarò lieta di parlare” Miura era seduta sulla poltrona sdrucita dove Alexander, un giovane vampiro come lei, l’aveva trovata entrando casualmente in quella rocca disabitata.

Alta e slanciata, mostrava i segni tipici del popolo cainita, la confraternita maledetta che da secoli affligge l’umanità con misteriose ed allarmanti apparizioni. Sul viso perfettamente ovale, il soverchio pallore faceva risaltare terrificanti le labbra vermiglie, che a volte si piegavano come in un sorriso, mostrando canini appuntiti.

Dopo un attimo di esitazione a quell’apparizione inattesa, Alexander raggiunse la dama e sedette sulla poltrona consunta, gemella della prima, vicino al camino che un tempo doveva aver rischiarato con fuochi gioiosi le festose giornate di chi vi aveva abitato. Gli occhi anticipavano la sua inconsueta curiosità, abituato alle più strane apparizioni ed avvezzo a non essere attratto da alcuna di loro.
Lo sguardo della donna, perso lontano in disperati ricordi, mostrava i segni di una malinconia toccante, davvero strana in una cainita. Gli occhi color del ghiaccio parevano trafiggere ogni cosa senza apparente segno di fermarvisi, ma una scintilla di dolorose emozioni permaneva tuttavia sotto forma di un languore ammaliante.

“Milady, so di essere sfacciato, ma qualcosa di voi mi attrae come mai prima d’ora mi era accaduto.” aveva detto Alexander presentandosi alla dama. Alla sua curiosità Miura aveva risposto, accettando di raccontare la sua storia.

“Il tempio era una casa, per me, giovane donna pura ed all’amor votata. Tempio di Gelida, la dea che alle passioni sovrintende tra gli umani, col gelo ed il fuoco eterni suoi strumenti, a bilanciare il cuore delle genti.
Avvenne che un uomo, il cui nome terrò con me per riserbo, fu preso da accecante passione, quel tipo di passioni che anche a Gelida, per quanto lo volesse, non fu concesso di tenere freno. Una passione nata dallo scherzo dell’uomo coi suoi pari: una scommessa… “Vinco se riesco a possedere la giovane e inesperta sacerdotessa”
Miura si fermò per sorseggiare il liquido rosso scuro nel bicchiere rotondo, che inutilmente ella teneva a conca tra le mani, come a volerlo scaldare, residuo di passate abitudini ancora non del tutto cancellate. Posò lo sguardo negli occhi dell’ospite, quasi indugiando nel proseguire.
“Quando il suo gioco iniziò – riprese quindi - io non sapevo neanche di giocare, ero felice, spensierata, mai avevo avuto in cuore di provare… una passione tanto scellerata. Gioco crudele, messere, dico il vero, come a scherzar col fuoco, senza sapervi porre fine con il gelo. Egli mi scaldò il cuore, infervorando con discorsi il nostro gioco. Mi punzecchiava quando io mi ritraevo per poi abbandonarmi non appena io tornavo in suo possesso.”

Il pallore dilagava sul tenue viso, allungandone la forma, quasi a sfigurarlo, al chiarore della luna piena alta nel cielo. “Finché una notte, dopo tanti dubbi e tante ambasce che mi corrodevano l’anima, accettai di vederlo nel giardino, laddove il parco digrada fino al bosco, abbracciando nel monte la foresta. Quando mi venne incontro sorridente capii che avevo davvero poche armi, ma decisi che, quelle poche, fossero tuttavia ben alzate. Mi carezzò la fronte senza dir parole, io lo guardavo dritta negli occhi. Sapevo tutto, per il dono che la dea mi aveva fatto, di empatia e lettura dell’animo, che tanto serve quando si vuol dare conforto a chi ne chiede. Sapevo tutto di quell’uomo e del suo gioco, che così poco aveva a che fare con l’amore! Solo passione, solo fuoco… no, messere! Non è possibile giocare, a meno di non essere sicuri che poi nessuno ne dovrà soffrire…”

Si interruppe di nuovo, alzandosi ed avvicinandosi alla finestra. La gonna lunga di un abito non più nuovo, si apriva su un lungo spacco laterale da cui si intravedevano bianchissime le gambe. Lei guardò fuori, dove una civetta aveva ricominciato il suo lugubre canto, spezzando la monotonia del vento che frusciava pesante tra le fronde.

“Camminammo per un poco discorrendo, la sera era calda e senza luna, nera come la cappa di un… vampiro – si interruppe guardando per un attimo l’ospite, sorridendo ironica al gioco di parole. Alexander la guardava, figura sinuosa che girava leggera nella stanza. - Quando ci fermammo il bosco era dappresso, scuro di enormi alberi e cupo di rumori mai sentiti. Tremavo per il freddo – che strano, parlar di sensazioni senza però ricordarne più l’effetto – o forse per la paura di scoprire, quella paura che attanaglia il nostro corpo mortale quando ci accorgiamo che in realtà vorremmo non avere ragione, o non sapere mai….
Non volevo entrarvi, quindi mi fermai vicino al primo albero, fingendo di interessarmi alla interminabile fila di formiche che percorreva il tronco in ordinata coda, tracciando strade immaginarie e vere sulla ruvida corteccia. Alle mie spalle percepivo la presenza eccitata di quell’uomo, il suo pensiero disordinatamente concupiscente di maschio che tutto vuole e tutto crede di poter avere. Mi voltai poggiando le spalle al tronco e quando lui si avvicinò, convinto di baciarmi, i miei occhi lo trafissero gelidamente. “Mi spiace, amico mio – dissi fermandolo, con voce serena e calma – non amo per gioco, né gioco per amore… amo amare con corpo e mente e cuore…”lo rifiutai, e in quel momento dall’ombra si palesò una figura. Un vento gelido parve trapassarmi, spazzando con piccoli turbini le foglie morte.
“Avete perso, amico mio…” disse guardando l’uomo con occhi indifferenti ed un sorriso strano. Non era umano. Il viso brillava di un pallore estremo, labbra consunte coprivano a stento i suoi canini.
“Stupida donna! Ancora vostra è la scelta: lasciate il vostro velo di purezza oppure dovrò darvi a questa belva!” ringhiò l’uomo, non so dire se per rabbia o per paura.
“Se questo è il vostro gioco – gli risposi – ne sono oggetto e premio… una scommessa, dunque, non mi ingannavo…” mi volsi dunque all’essere che ora mi guardava con un ghigno malefico e perverso, indovinando che non mi sarei prestata all’insensato gioco dell’umano.”

Non era emozione quella che trapelava nella voce della cainita, non emozione ma una forte rabbia, o forse in realtà puro e semplice sconcerto. Lei si coprì il viso con le mani, lasciando che quell’attimo di residua “umanità” la attraversasse, come una scossa.
“Oh! Se mi avesse amato, messere, avrebbe cercato di salvarmi anzi, non mi avrebbe mai gettato tra le fauci di quella belva, non credete?” quando alzò gli occhi su di lui, Alexander sentì qualcosa, come un fuoco, passare di traverso le sue membra. Ma fu solo un attimo.

“Mi guardai intorno invano, ben sapendo che era inutile cercare di sfuggire. Gli occhi del cainita ormai mi avevano in possesso, con quel potere tipico da molti conosciuto come “Ipnosi del Vurdalak” che il conte di Bess, questo era il nome del vampiro, sapeva usare alla perfezione. Il gelo piano piano in me scendeva, con i suoi denti che incidevano la pelle e labbra avide che suggevano il mio sangue. Caddi priva di vita. Era ormai l’alba e quando i primi raggi del sole mi infastidirono costringendomi a cercare riparo tra le ombre… fuggii la luce e compresi i limiti del mio nuovo stato, quando provai ad attraversare un ruscello, a berne l’acqua per cercare ristoro all’arsura della mia gola.

Compresi ciò che ero diventata solo quando misi piede ad Avalon, dopo aver attraversato la Foresta Oscura che tutt’ora durante il giorno mi cela alla vista degli umani.. che io ora temo ed odio ancor più dello stesso cainita che mi fece dannare.”

Poesia/ Se avessi vento

Se avessi vento,
circonderei il tuo corpo
con mille braccia e mani,
confuso nei profumi
che tu emani.

Se fossi vino,
spremuto da frutti delicati,
passerei il tempo ad inebriarti,
parlandoti di noi
senza rimpianti.

Se fossi donna,
come invero sono,
farei di te il mio uomo,
il mio domani, donandomi a te
sempre a piene mani

e gusterei i profumi ed i tuoi aromi
sconosciuto Signor dei desideri

Poesia/ Di mare in peggio

Eccomi, sono arrivata al mare.Pensavo che non sarei mai giunta, lungo il serpentone umido che mi trascinava con violenza.

Speravo che una diga mi avrebbe prima o poi parato il colpo, evitandomi di precipitare nel marasma.

Invece no.Giungo tra l'onde salate, io pur tanto dolce e ingenua goccia. E miscelandomi scopro che sorelle, come me spaesate ed infelici ed umide son qui, che si strattonano perplesse.

Strano, però. Credevo che al mare non sarei mai più tornata, tanto il dolore già a suo tempo patito. Credevo, invece... Quando c'è un lui di mezzo il mare diventa meta quasi certa.

Ora che lui mi guarda, che so che farebbe tutto purchè io non rimanessi in questo mare... d'un tratto mi sembra distante e senza senso ed il suo viso sparisce dietro i flutti, mentre si addensa il sogno fitto di nubi scure e la marea che scende mi sovrasta.

Ma ora basta. Di questo almen son certa.

21 febbraio 2006

Poesie/ Tuffando l'anima

A nascere
si fa sempre in tempo
duro è morire
ogni singolo istante
allontanarsi
e poi tornare in volo.

Nasco di nuovo
morta per te da tempo
lascio il sole
tuffandomi l'anima

dove qualcuno ancor
sa cosa farne.

01 febbraio 2006

Tempo presente/ Riflessioni2

Questi giorni sono l'ultima trincea di questa lunga battaglia per la vita, da ogni parte piovono le granate degli avamposti. Tutti contro tutti.
Ed io contro tutti e con tutti, dispensando sorrisi e parole acide a turni alterni, non mi piaccio sempre.
Ma vedo che non sono sola. La guerra coinvolge tutti nel medesimo istante.
Lui, quello importante che ora riduce tutto a mere questioni di euri (quanto vale una vita insieme? 500 euro)
Loro, che mi usano parole per sfogarsi tra loro escludendomi e stracciandomi l'anima al lavoro... ed io nel mezzo, che mi struggo di notti in bianco tra il giusto e l'ingiusto rivoltandomi contro me ed i miei stessi errori.
Passerà e sarà solo una battaglia nella lunga - forse no - guerra della vita.

18 gennaio 2006

Tempo presente/ Riflessioni



Chissà perchè quando sei a terra trovi sempre qualcuno pronto a darti un calcio in faccia. salvo scusarsi quando poi si rende conto di averti ferito.

E tu, attonito, resti a chiederti se sia più doloroso ilcalcio o la consapevolezza di quanto il tuo dolore possa passare ignorato dal mondo.

12 gennaio 2006

Chimera / Primi rudimentali alloggi

Erano giunti in cima alla collina, mentre Morgovia parlava trascinando il ricco bagaglio con curiosa leggerezza. Carden, il falco leggiadro, aveva aperto le ali sul mondo di Chimera,volando alto quasi a volerne toccare i limiti... ma limiti non ve n'erano e così il falco era tornato, un po' affaticato dal lungo viaggio che aveva condotto lui e Morbovia fino al nuovo regno.

"Mago, sarò ben lieta di darvi una delle prime capanne fresche fresche di costruzione - disse raggiungendo Usul che, dalla riva che si affacciava sul Mare Ignoto, aveva finalmente deciso di mettersi al lavoro. E le forti braccia allenate di Usul erano davvero impagabili.
In una giornata sola aveva già allestito una sede decente per Chimera e le sue Figlie, una capanna insieme a Kristine aveva preso forma proprio a destra della sede, ed alla sinistra si vedeva lo scheletro di quella che sarebbe stata la gilda dei Maghi.

"Morgovia, come vedi siamo proprio all'inizio. Ma abbiamo abbozzato un'ipotesi di struttura che per il momento ci consentirà di cominciare. Laggiù - disse Kristine indicando con la mano una radura, circondata da splendidi salici che si affacciavano su un piccolo lago - lì sarà costruito il Tempio" e scoccò uno sguardo rapido di intesa prima a Usul poi a Quillian che nel frattempo era giunto."

Mentre da quella parte - indicando uno spiazzo proprio dietro allasede di Chimera - sarà realizzata la sede dei Guerrieri, con sale per gli allenamenti ad ogni tipo di arma... ma ci vorrà ancora moltotempo. Per il momento, caro Morgovia, soggiorneremo tutti qui, nella seconda dimora. Chimera è disposta ad accoglierci anche nella sua, ma... preferisco che noi ci riuniamo in questa, Fantasia è ancora ferita e dolente e... Avanti, amici, il nostro viaggio è appena iniziato!"

KdW

11 gennaio 2006

Racconti / Il lago


L’alba dipingeva filamenti rosa tra le nuvole bigie di quel mattino strano e inaspettato. Avevo lasciato le persiane aperte, la sera prima. Scostai le tende appena, per guardare. Non mi aspettavo un panorama così meraviglioso. Solo qualche gabbiano che sorvolava il lago, e sulla riva opposta un conglomerato di casette antiche così bene immerse tra le chiome verde ramato degli alberi, mentre alle spalle saliva la collina, dolce di curve morbide

Mi rotolai ancora tra le coperte, cercando di richiamare il sonno prima che l’alba diventasse giorno. Sforzo inutile. Ero troppo emozionata di quella avventura in cui finalmente ero fuori dal mondo. Qualche rapido conto mentre mi vestivo, come un vecchio tirchio conta i soldi accumulati, io contavo i minuti che ancora mi rimanevano in quella piccola cittadina che già amavo. Colazione a buffet, nel vecchio albergo della stazione.

Mi guardai intorno scoprendo nei pochi clienti visi stranieri di turisti felici. Come me, in fondo. Come sempre mi accade quando posso mangiare ciò che voglio, non avevo appetito. Ma non mangiavo dal mattino precedente, così mi sforzai di addentare un panino sapientemente imbottito di burro e prosciutto cotto.

Cioccolato caldo a cotè ed ero di nuovo in piedi. Fuori le nubi avevano vinto sul sole. L’aria era fresca e pungente, ma asciutta, nonostante la pioggia avesse imperversato fino a qualche ora prima. Mi attardai lungo il lago, soffermandomi oziosa ad osservare i cigni maestosi ed alteri che riservavano beccate altezzose e distratte, di quando in quando, a starnazzanti germani con cui dividevano svogliatamente la distesa di acqua. Sotto il pelo dell’acqua distinguevo nitida la sagoma di enormi carpe, grasse e beate, che evidentemente non si lasciavano facilmente irretire dai pigri pescatori occasionali che si alternavano alla ringhiera intorno al lago. Lasciai il lago per addentrarmi nel paesino, curiosa e golosa come una bimba di fronte ad una torta mai mangiata.

Lessi diligentemente poche note storiche che descrivevano le origini più remote della bella cittadina e mi crogiolai nel silenzio del mattino, quando ancora nessuno pervade le strade riempiendola di passi e saluti rapidi e indistinti. Ecco la chiesa che mi aveva dato la sveglia.

Riconobbi il campanile dalle poche campane stonate. Non avrei mai creduto che una non melodia potesse colpirmi tanto quanto quella serie di suoni disarticolati e stonati.. come una campana. Il sapore era identico a quello delle zuppe mangiate nella casa dei contadini, quando sei un ospite inatteso e siedi al desco quotidiano dei tuoi ospiti. Genuino.. speciale. Amo quel paese. Comprerò una casa li, per usarla quando sono in guerra con il mondo.

C’è in tutti noi un luogo in cui ci sentiamo in pace ed io credo di averlo individuato, dopo tanti pellegrinaggi in giro per il mondo.

04 gennaio 2006

Racconti / Via da Myr due

Capitolo 2 (Elviliwyn di Noldor)

Non mi capita spesso di riflettere sul valore dell’eternità … è una di quelle cose che quando ce l’hai la dai presto per scontata, ti abitui ad essa e non ci fai più caso, una di quelle cose di cui si direbbe che te ne accorgi solo quando ti manca, tipo la salute, la luce o l’aria, o quando le vicende della vita di ricordano che non tutti sono elfi, non tutti virtualmente con un’eternità da spendere.

Eppure, se di solito la cosa peggiore che possa capitare con un’eternità a disposizione è il susseguirsi di giorni normali, oggi è uno di quei giorni che vorrei ordinario, insignificante, come tanti altri, uno di quei giorni che non entri nell’elenco di quelli da ricordare. Forse perché dopo una notte in cui nemmeno l’immersione totale nella natura ha saputo placare la mia rabbia e il mio dolore, mi ritrovo ancora così, con il cuore infranto e l’animo che non sa darsi pace per non riuscire a comprendere la follìa degli umani.

Ancora mi ritrovo a discutere con fratelli elfi, e nonostante sia uno degli elfi che più di molti altri si sforza di capire ed accettare le bizzarrie del comportamento umano, stavolta proprio non riesco a concepire di averla persa … “Elviliwyn, elfo giovane e testardo, ve l’avevo detto di non dar fuoco al vostro cuore per un’umana”, mi rimprovera un fratello anziano, cui confido il triste epilogo della mia passione per lady Carmilla, conosciuta nel bosco di questo Regno subito dopo il mio arrivo … “Prometterle addirittura di rinunciare alla vostra eternità per lei”, scuote la testa rincarando la dose. “Eppure ne ero certo fratello” ribatto con convinzione assoluta, sicuro che rifarei ogni passo di quel sentiero rivelatosi ora cieco, “Voi non l’avete vista, non avete sollevato la sua veletta e guardato i suoi occhi verdi come smeraldi, non avete veduto il fuoco dentro il suo cuore, la sua voglia di vivere, il suo ardente desiderio di assaporare ogni goccia della singola vita che le era concessa”.

Nonostante i loro limiti, sono affascinato dagli umani, perché ho capito che avere una vita limitata a disposizione impone loro di essere così, schiavi delle passioni in modo talvolta così forte da annullarne completamente la razionalità, incapaci di ponderare le conseguenze di scelte doverosamente affrettate finchè la consapevolezza della vita ormai vissuta infonde loro un po’ saggezza.

E proprio per questo non so darmi pace, non so capacitarmi del fatto che lady Carmilla abbia deposto la sua bellezza, la sua vitalità, la sua voglia di scoprire e gustare la breve vita umana che aveva davanti a sé ai piedi dell’oscurità, scegliendo di non vivere, di farsi schiava di un cainita in cambio del nulla quando le avevo offerto una vita in pienezza insieme a me.

Gli umani sono fragili e inaffidabili Elviliwyn, noi primogeniti non dovremmo mischiarci con questi esseri inferiori” gli fa eco un altro solone dell’integralismo elfico, quello che ha portato la nostra razza alla quasi estinzione, all’essere considerati superbi e antipatici da tutti, e all’abbandonare il mondo nelle mani proprio degli umani senza più aiutarli con la nostra magìa, la nostra sapienza millenaria e la nostra conoscenza profonda della natura, per paura di contagiare la nostra essenza.

Mi alzo sbottando, indeciso se odiare più gli umani o gli elfi, così irrazionali i primi e così altezzosi i secondi, chiedendomi il mio animo a quale specie possa mai appartenere. Muovo i miei passi verso un luogo solitario, ma scopro di odiare ancor di più la solitudine oggi, che con il suo silenzio rigira senza pietà il coltello nella piaga del mio cuore ferito, così invece mi risolvo a mischiarmi nel caos della gente e nell’angustia di un luogo chiuso, comportamento invero poco elfico.

Dopo aver camminato per alcuni minuti avvolto nel mantello dei giorni neri e completamente incappucciato, entro in locanda mantenendo a fatica l’eleganza nei movimenti, e cercando di farmi notare il meno possibile, dopo aver dato un rapido sguardo al bazar di razze diverse che la popola, mi dirigo direttamente al bancone optando per un boccale di sidro, quasi confidando che l’alcool sappia in qualche modo rimettere al loro posto i tasselli di un mosaico che mi pare ormai irriconoscibile.

I miei acutissimi sensi non mi permettono di evitare il brusìo di voci che si accavallano come in un mercato affollato … cerco di isolarmi da esse sorseggiando il mio sidro con gli occhi socchiusi, ma questo non fa altro che esaltare la solitudine del mio cuore infranto.

D’improvviso un rumore mi ridesta, il cigolìo del legno di uno sgabello vicino su cui qualcuno sta per sedersi … mantengo gli occhi socchiusi, indeciso se accettare il prevedibile fastidio di qualcuno che vorrà coinvolgermi in qualche banale discorso da locanda o proseguire a lottare contro il mio fastidio interiore.